Israele prende valico di Rafah: Gaza è isolata. Casa Bianca: “Inaccettabile”

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Ha spento la festa degli abitanti di Rafah, l’esercito israeliano. L’illusione della fine della guerra, o almeno di una lunga tregua, è svanita nella notte fra lunedì 6 e martedì 7 maggio 2024. Israele ha preso il controllo a Gaza del valico di Rafah con l’Egitto con un’operazione fulminea, isolando di fatto la Striscia dove, oltre Rafah, sono chiusi anche il valico di Erez (al nord) e quello di Kerem Shalom (a sud), colpito nei giorni scorsi da Hamas con il tiro dei mortai.

Il valico di Rafah è praticamente l’unico punto di uscita da Gaza verso il mondo esterno, dove finora sono transitati aiuti e persone evacuate verso il Sinai egiziano. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha intimato a Israele di riaprire "immediatamente" tutti i valichi, così come hanno fatto gli Stati Uniti. Il portavoce della sicurezza nazionale, John Kirby, ha affermato che Washington "esige che ciò accada" il prima possibile.

Cominciata la notte scorsa con intensi combattimenti di terra nella parte est della città, l’operazione dell’Idf è terminata questa mattina con l’arrivo dei tank della 410/esima brigata corazzata al valico, dove è stata issata la bandiera israeliana. L’esercito ha affermato che, in base a informazioni di intelligence, il valico di Rafah "era usato a scopi terroristici".

"La notte scorsa – ha spiegato il portavoce militare – è stata avviata una precisa operazione di antiterrorismo in base a informazioni di intelligence per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le strutture di Hamas nelle specifiche aree della parte est della città". Poi ha confermato "l’uccisione, durante l’operazione, di 20 miliziani e l’individuazione di 3 imbocchi di tunnel di Hamas".

Media arabi e l’agenzia palestinese Wafa hanno riferito che la notte scorsa almeno "20 persone sono state uccise su Rafah, compresi donne e bambini" nei raid israeliani. L’ingresso di Israele a Rafah ha provocato la reazione americana, con Washington che ha ribadito di essere contraria alla manovra militare. "Biden lo ha ridetto a Netanyahu nel colloquio di ieri", ha spiegato Kirby aggiungendo che gli Stati Uniti "monitorano la situazione con molta attenzione". Il presidente palestinese Abu Mazen ha fatto appello proprio agli Usa "per impedire alle autorità di occupazione israeliane di invadere Rafah e sfollarne i cittadini".

L’operazione a Rafah è scattata poche ore dopo che il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha annunciato, a sorpresa, che la fazione islamica avrebbe accettato la proposta di mediazione per la tregua di Qatar e Egitto. Bozza di accordo che Israele ha definito "inaccettabile" e nella quale ha detto di non riconoscersi, accusando Washington di non averlo informato sull’ultima versione. L’ingresso a Rafah – di cui Hamas e Israele danno opposte chiavi di lettura – non ha tuttavia impedito alle parti di tornare al Cairo per riprendere i negoziati, sotto la spinta degli americani presenti con il capo della Cia William Burns e dei mediatori.

"La proposta di Hamas – ha denunciato il premier Benyamin Netanyahu – mirava a sabotare l’operazione a Rafah. Non è successo. L’ingresso a Rafah serve a due principali obiettivi di guerra: il ritorno dei nostri ostaggi e l’eliminazione di Hamas". Israele, ha avvertito il primo ministro, non cederà al Cairo "sul rilascio degli ostaggi e sui requisiti essenziali per la sicurezza dello Stato".

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"L’occupazione di Rafah – ha commentato invece Hamas – conferma l’intenzione delle forze di occupazione di interrompere gli sforzi di mediazione per il cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri". Poi ha definito il round di colloqui nella capitale egiziana come "l’ultima possibilità" per Israele di recuperare gli ostaggi.

Le posizioni tra le parti sono distanti, secondo alcune fonti informate sentite dalla Cnn, almeno su tre punti: i detenuti palestinesi, gli ostaggi israeliani da rilasciare e la fine della guerra. La fazione islamica sarebbe pronta a rilasciare 33 ostaggi "vivi o morti", solo 18 invece nel caso in cui Israele non dovesse accettare la fine della guerra.

Ernesto Giusti

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