Borsa Milano: dal 26 settembre, prima del deficit/Pil al 2,4%, ha perso l’11% e bruciato 70 miliardi di euro

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Piazza Affari ha messo in fila una dozzina di sedute da dimenticare. A innescare il crollo sono state le previsioni del Def. Il 28 settembre, primo giorno di scambi dopo l’accordo nel governo sulla nota di aggiornamento, il listino ha bruciato una ventina di miliardi, poco meno della metà di quelli persi in un colpo solo dopo il referendum sulla Brexit. Dal 26 settembre, da prima cioè che cominciassero a circolare le ipotesi di un deficit/pil al 2,4%, la Borsa è crollata dell’11% e ha bruciato 70 miliardi di euro: la capitalizzazione è passata da circa 640 miliardi ai quasi 570 miliardi dell”ultima seduta.
I riflessi sullo spread sono stati di analoga intensità. Il differenziale fra btp e bund è passato dai 282 punti del primo ottobre agli attuali 307. E per Piazza Affari le previsioni non sono ottimistiche. Nell’ultima analisi tecnica di Borsa Italiana si fa cenno a una ipotesi di nuovi cali e al probabile avvio di una fase a volatilità elevata. Intanto, le banche stanno pagando cara la perdita di valore del loro patrimonio in titoli di Stato italiani. Dal 26 settembre l”indice di comparto è crollato del 18%, con i principali istituti che hanno lasciato sul terreno percentuali superiori al 15%: Unicredit il 15,7%, Intesa il 16,7%, Banco Bpm il 20,4%, Ubi il 22%, Bper il 18% e Mps il 24%. Non a caso, i banchieri si stanno affrettando a ricordare la graduale riduzione dei loro stock in titoli di Stato. E’ sostanzialmente dimezzato quello di Intesa, come ha precisato il presidente Gian Maria Gros Pietro, mentre è passato da una concentrazione notevole, oltre il 90% a circa il 60% quello di Ubi, come ha spiegato nei giorni scorsi il consigliere delegato Victor Massiah.
A far invertire la tendenza di Piazza Affari non sono riuscite nemmeno le rassicurazioni ai mercati che, a singhiozzo, sono arrivate dal governo. Al massimo, ci sono state delle frenate e un paio di sedute al rialzo. Martedì Piazza Affari ha ripreso fiato, chiudendo in crescita dell’1%, grazie alle parole del ministro del Tesoro Giovanni Tria e del vicepremier Matteo Salvini, che hanno parlato di azioni contro l’impennata dello spread. Pochi giorni prima, era stato l’annuncio di Tria di una graduale riduzione del deficit, nel 2020 e 2021, a dare respiro
al listino milanese. Come se non bastasse, pochi giorni fa sono entrate in campo le definizioni tecniche: il Ftse Mib ha inaugurato il cosiddetto bear market. Giovedì, l’indice del listino principale di Milano ha infatti raggiunto una perdita del 21% rispetto i suoi massimi degli ultimi 9 anni, raggiunti il 7 maggio 2018, superando così la soglia dell”orso, fissata al 20%. Alla luce dello Stato di salute del mercato italiano, comincia ad affacciarsi l”allarme per la fuga di capitali all’estero. Ne ha parlato il Sole 24 Ore, spiegando che le ragioni per portare i soldi all”estero sono tre: i timori legati a un aumento dello spread, un’eventuale patrimoniale e il rischio (estremo) di ridenominazione dell’euro.

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