Fassino e il presunto furto del profumo: gli addetti al duty free sostengono che c’era stato un precedente

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Rischia di finire davvero davanti alla magistratura, Piero Fassino, per il caso del profumo messo in tasca senza pagare all’aeroporto di Fiumicino. Gli addetti al duty free hanno fatto sapere che già in passato l’uomo politico sarebbe stato riconosciuto come autore di un furto nel duty free del Terminal 1 dell’aeroporto di Fiumicino, dove è stato denunciato lo scorso 15 aprile dopo essere stato bloccato con in tasca la confezione di Chanel non pagata. Nella prima occasione, secondo quanto si apprende da fonti investigative, il deputato dem non venne fermato.

Proprio per questo ‘precedente’ – messo in luce dagli addetti dell’esercizio commerciale – gli agenti della Polaria avrebbero sentito le testimonianze anche di altri dipendenti del negozio che il 15 aprile non erano presenti. Gli investigatori avrebbero in mano anche le riprese video delle telecamere di sorveglianza del duty free da cui emergerebbe – sempre a quanto trapela – che Fassino avesse effettivamente tentato di trafugare il profumo e che il parlamentare non avesse il cellulare in mano, come ha raccontato in seguito ai media, addebitando alla distrazione di una telefonata il gesto di mettere in tasca la confezione. Gli elementi acquisti dalla Polizia saranno inseriti ora in un’informativa che verrà trasmessa alla procura di Civitavecchia.

C’è un video delle telecamere di sicurezza che avrebbe ripreso l’episodio. Gli inquirenti della Polaria hanno acquisito le immagini che verranno trasmesse alla Procura di Civitavecchia con l’informativa che verrà completata nelle prossime ore. L’incartamento verrà quindi messo a disposizione dei magistrati nei prossimi giorni. In base a quanto si apprende, inoltre, gli investigatori hanno proceduto ad ascoltare i dipendenti dell’esercizio commerciale dove è avvenuto il fatto e gli addetti alla sicurezza che sono intervenuti.

Nell’informativa si ipotizza il reato di furto, fattispecie per la quale è stato denunciato Fassino, e una volta trasmessa toccherà alla Procura decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee. Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: "Volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse".

In quel momento, ha aggiunto, "si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia. Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo". Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili avrebbero comunque deciso di sporgere denuncia.

Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte, Fabrizio Comba. "Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro Paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali".

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