Intervista a Cristina Grieco Assessore Regionale all’Istruzione e formazione professionale

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Cristina Grieco

La formazione è la principale  politica attiva per il lavoro“ Necessario un cambiamento culturale e la creazione di reti tra imprese per la definizione dei bisogni formativi”

Sulla Formazione c’è molta attesa. La credibilità del Paese e  la fuoruscita dalla crisi si giocano molto su questo fronte. Qual è la sua opinione?

La formazione è riconosciuta come strumento strategico per la competitività del sistema economico e produttivo. La crisi ha determinato anche in Toscana (soprattutto nella zona costiera) forti ripercussioni sull’occupazione ed ha accentuato il gap tra offerta formativa e esigenze del mercato del lavoro. Occorre creare uno stretto collegamento tra percorsi formativi e contesti lavorativi per garantire l’occupabilità dei giovani e l’adattabilità dei lavoratori.

Con il superamento delle Provincie e le competenze riappropriate dalla Regione  e qual’ è la situazione attuale del sistema della formazione in Toscana?

Dal primo gennaio 2016, con la riassunzione della piena competenza sulla formazione, la Regione ha conservato la funzione legata alla programmazione e al coordinamento e si è fatta carico dell’intera gestione. I settori allocati presso il Centro Direzionale di Firenze hanno le competenze legate alla programmazione; i settori allocati sul territorio si occupano della gestione e del rapporto immediato con l’utenza. E’ cambiato dunque il quadro istituzionale, ma gli uffici della formazione restano nei territori, a disposizione dei cittadini: hanno lavorato, fin dai primi mesi del 2016, non solo ai nuovi procedimenti, ma anche a tutti i procedimenti provinciali ancora in corso al 31 dicembre 2015 e rimasti perciò di competenza delle Province. La Giunta regionale ha appena approvato, nella seduta dell’8 marzo scorso, una delibera che prevede il subentro regionale anche in tutti i procedimenti provinciali in corso. Con la piena riacquisizione dell’intera funzione, si lavora ora a una standardizzazione della modulistica e delle procedure, in modo tale da garantire i medesimi standard di accesso agli interventi in tutto il territorio regionale.

 Quante risorse ci sono a disposizione per la programmazione 2014 /  2020?

Dell’intera programmazione FSE 2014-2020, che è pari a 739 milioni di euro, la quota prevalente, pari a 429 milioni di euro, è destinata a interventi per la formazione e il lavoro. Di questi: 168 milioni di euro sono destinati a riqualificare il rapporto dell’istruzione tecnica e professionale con il mondo del lavoro, a consolidare, in tutte le sue forme, il sistema duale e ad avvicinare al mondo del lavoro, con l’esperienza del tirocinio, i giovani che fuoriescono dal sistema scolastico; 113 milioni di euro sono destinati alla formazione per il lavoro:

  • alla formazione strategica, nelle filiere a maggior promessa di occupazione e competitività;
  • alla formazione territoriale, per quei profili che presentano sbocchi occupazionali nei singoli territori regionali;
  • alla formazione a domanda individuale delle persone e delle imprese (tramite voucher)
  • alla formazione a sostegno dei processi di ristrutturazione delle imprese in crisi. 

In questa fase di crisi le imprese hanno sentito fortemente la mancanza di politiche attive di supporto alla formazione  finalizzata  al reinserimento al lavoro di coloro che sono  fuorusciti dal mercato. Come pensate di intervenire?

Questo è un argomento che ci sta molto a cuore. La formazione è la principale politica attiva del lavoro. Per le aree di crisi e per i disoccupati di lunga durata abbiamo in mente dei “pacchetti” di intervento che abbinino alla proposta di lavori di pubblica utilità dei voucher formativi che aumentino le possibilità di reinserimento lavorativo. Anche per la formazione individuale dobbiamo investire sulla qualità e sulla significatività. Inoltre privilegeremo gli interventi per cui ci sarà una disponibilità ad assumere da parte delle imprese.

Con quali strumenti pensa di  far ripartire l’attività formativa della Regione?

E’ indispensabile definire un’offerta formativa mirata ed utilizzare in modo sinergico le risorse finanziarie disponibili (sia pubbliche che private), razionalizzando gli ambiti di intervento, anche incentivando lo sviluppo delle reti, per la costruzione di un sistema integrato di istruzione e formazione. Le direttrici per le politiche formative nel PRS Toscana 2020 saranno: attenta e seria analisi dei fabbisogni formativi, razionalizzazione dell’offerta, apprendimento continuo e forte integrazione tra realtà educative e mondo produttivo.

Ha qualche altro considerazioni da trasmettere alle nostre imprese?

Purtroppo in Italia e in Toscana si investe troppo poco in formazione continua. Questo dipende anche dalle caratteristiche del sistema imprenditoriale (costituto per lo più da imprese di dimensioni medio piccole a bassa intensità di innovazione tecnologica). Spesso le imprese percepiscono la formazione come un onere piuttosto che come un elemento di crescita.  È necessario un cambiamento culturale che possiamo agevolare con politiche di sensibilizzazione e con interventi formativi (mirati e di qualità) che facciano percepire alle aziende i benefici e i vantaggi. Sarebbe anche utile la creazione di reti tra imprese per la definizione dei reali bisogni formativi e un sistema serio di certificazione delle competenze Inoltre è importantissimo il ruolo delle imprese nell’apprendimento “on the job”. l’alternanza scuola lavoro e il nuovo apprendistato rappresentano strumenti veramente efficaci di arricchimento reciproco tra impresa e soggetto in formazione. In particolare l’apprendistato formativo è un contratto molto vantaggioso anche dal punto di vista economico che può affiancare o sostituire il tirocinio extracurricolare. Formazione e lavoro devono imparare a conoscersi meglio per integrarsi a vicenda. Fare in modo che questo accada è una precisa responsabilità delle istituzioni e delle forze sociali. È’ su questa linea che Regione Toscana si sta muovendo.

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