Kiev: i droni iraniani, lanciati dai russi, hanno componenti per la maggior parte fabbricati in Occidente

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La Russia ha bombardato Kiev il 23 novembre con missili da crociera costruiti solo un paio di mesi prima. E questi missili hanno delle componenti prodotte in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti e in altri Paesi Nato. Lo rivela il telegiornale europeo Euronews.

È quanto emerge dalle informazioni raccolte dall’intelligence di Kiev dopo avere esaminato i resti di alcuni droni abbattuti durante il conflitto, incluso un drone Mohajer-6 che sarebbe arrivato a terra praticamente intatto, dopo che le forze ucraine sono riuscite ad hackerarlo durante il volo.
I resti sono stati poi esaminati dalla Commissione indipendente per il contrasto alla corruzione (Nako), una organizzazione no profit basata a Kiev che ha condiviso la documentazione con il “Wall Street Journal”. Stando alle rilevazioni condotte su circa 200 componenti recuperare dai droni, almeno la metà sarebbe stata prodotta da aziende basate negli Stati Uniti, e circa un terzo da società giapponesi.
Preoccupa il fatto che le autorità di Teheran siano state in grado di ottenere armamenti così avanzati, nonostante il severo regime sanzionatorio che la comunità internazionale sta portando avanti da anni nei confronti del Paese, teso proprio ad escludere l’Iran dal commercio e dai mercati finanziari globali e ad impedire lo sviluppo e la proliferazione di armamenti.

A conferma di quanto già emerso in precedenza, a inizio novembre 2022 è stata condotta dal Car (Conflict Armament Research) un’analisi dettagliata delle caratteristiche di progettazione dei droni caduti in Ucraina e dei componenti, confrontandoli con le precedenti documentazioni di sistemi simili utilizzati nei conflitti in Medio Oriente.
Quest’analisi comparativa dimostra che gli Uav rinvenuti in Ucraina, oltre a essere gli Shahed-136, Shahed-131 e Mohajer-6 di fabbricazione iraniana, sono dotati di molte componenti di recente fabbricazione prodotti da società con sede principalmente negli Stati Uniti.

L’analisi rivela che ciascuno degli Uav esaminati, così come le munizioni a guida di precisione usate sui cui si è riuscito a mettere le mani (le Qaem-5), è costituito quasi esclusivamente da componenti prodotti da società con sede in Asia, Europa e Stati Uniti, in particolare si tratta di più di 70 produttori che hanno sede in 13 diversi Paesi di cui l’82% negli Stati Uniti. Di alcuni è nota l’identità: sullo Uav Mohajer-6, ad esempio, è stato identificato il propulsore Rotax prodotto in Austria da una sussidiaria della canadese Bombardier Recreational Products (Brp), la stessa che motorizza i droni Mq-1 Predator statunitensi e gli Heron israeliani.

In questo modo si rendono praticamente inefficaci le sanzioni applicate a livello internazionale sia contro l’Iran che contro la Russia.

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