Ucraina: droni di Kiev colpiscono maxiraffineria russa della moglie di un potente oligarca. L’ira di Mosca

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KIEV – Colpita e incendiata. Una delle più grandi raffinerie petrolifere della Russia meridionale è in fiamme, dopo essere stata colpita da due "droni di Kiev". Mosca minaccia di alimentare una nuova escalation del conflitto. L’attacco è stato portato all’impianto di Novoshakhtinsk nella regione di Rostov, a pochi chilometri dal confine ucraino. La dinamica è ancora sotto inchiesta: i velivoli senza pilota si aggiravano sullo stabilimento e hanno finito per schiantarsi, come si vede in un video diffuso sui social.

Ad alimentare i sospetti c’è anche il fatto che la raffineria sia di proprietà di una società legata a Oksana Marchenko, la moglie dell’oligarca ucraino filorusso Viktor Medvedchuk, agli arresti in Ucraina con accuse di alto tradimento. Per la Russia è uno dei colpi più duri anche sul piano simbolico, vista la permeabilità tradita dal suo sistema di difesa aerea. Secondo il governatore di Rostov, Vasily Golubev, nell’area sono stati rivenuti "rottami dei droni" e, dopo un paio d’ore in cui le attività della raffineria sono rimaste bloccate, l’incendio è stato domato. Un’escalation degli attacchi in territorio russo potrebbe complicare ulteriormente le trattative sullo sblocco dei porti.

"Accogliamo con favore gli sforzi del segretario generale dell’Onu" Antonio Guteress "per sbloccare le esportazioni di grano dai porti ucraini. Le consultazioni sono in corso. Tuttavia, nessun accordo concreto su colloqui tra Ucraina, Russia, Turchia e Nazioni Unite è stato finora raggiunto", ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleg Nikolenko, a proposito del possibile incontro a quattro la prossima settimana a Istanbul. Il nodo principale resta quello delle garanzie sulla difesa delle sue coste dopo l’eventuale sminamento del Mar Nero.

"La sicurezza – ha sottolineato – rimane un elemento chiave della posizione dell’Ucraina". Una doccia fredda dopo l’incontro preparatorio a Mosca tra le delegazioni di Turchia e Russia, definito "positivo" e dopo il quale è stata anche annunciata la partenza di una nave mercantile di Ankara bloccata a Mariupol.

Ernesto Giusti

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