Presunzione innocenza: entra in vigore nuova legge, il commento dell’ex procuratore Spataro

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«Sono decisamente favorevole alla nuova normativa, in cui rilevo solo minime criticità». Esordisce così, parlando all’AdnKronos, l’ex procuratore capo di Torino, nonché procuratore aggiunto a Milano Armando Spataro, a proposito della legge sulla presunzione di innocenza che entra in vigore domani 14 dicembre.
«Criticità – spiega Spataro – sono individuabili soprattutto nei comportamenti di chi pensa che si possa mettere il bavaglio all’informazione o negare il diritto/dovere di informazione anche da parte della magistratura. E’ chiaro cioè che, partendo da questa norma, si possa pensare, e qui mi riferisco a taluni avvocati e politici, a maggiori restrizioni nei contenuti delle pubbliche dichiarazioni. Sono però convinto che questa scelta non solo rispetta la famosa direttiva europea del 2016, ma cerca di fare pulizia rispetto a prassi che giudico del tutto inaccettabili. Mi riferisco alle conferenze stampa teatrali, a commenti che anticipano le decisioni quasi che i provvedimenti restrittivi equivalgano a vere proprie sentenze. A questo proposito, mi permetto di dire che le mie direttive dell’ottobre del 2018 anticipino con precisione questa scelta. Ai magistrati della procura di Torino, infatti avevo vietato le conferenze stampa salvo quelle da me autorizzate per fatti importanti e di pubblico rilievo; ho poi previsto che anche la polizia giudiziaria, prima di fare conferenze stampa o diffondere comunicati, chiedesse il nulla osta dell’autorità giudiziaria; infine ho previsto che anziché tenere conferenze stampa venissero emessi comunicati stampa, che consentono anzitutto un linguaggio sobrio e al contempo evitano equivoci. Molto spesso, parliamoci chiaro, nelle conferenze stampa emergono equivoci se non atteggiamenti inaccettabili anche da parte dei giornalisti, che tendono ad amplificare certe affermazioni, mentre il comunicato stampa quello dice e quello è, e se qualcuno esagera è facilmente smentito.
Detto questo, però, è ovviamente chiaro che il dovere di informare è irrinunciabile, e anche il Csm ha emesso direttive di grande rilievo in materia. E’ chiaro, infatti – prosegue Spataro – che non si tratta di cancellare il diritto dei cittadini ad essere informati sui fatti di pubblico interesse, ma di far esercitare il dovere di informazione nei limiti della legge, rispettando la privacy, le regole deontologiche, rispettando ovviamente la presunzione di innocenza. Insomma, io non ho mai approvato magistrati che sono preda di questa furia comunicativa che li porta ad esaltare le proprie inchieste affermando, ad esempio, che la loro è la più grande inchiesta antimafia che ci sia mai stata in Italia, ovviamente dopo quella di Falcone….»

Per Spataro, dunque, il problema è molto delicato e deve essere affrontato da tutti. «Spero, quindi, che
non si punti il dito soltanto sulle criticità addebitabili ai magistrati, perché ne sono spesso responsabili anche altre categorie. Ed a questo proposito, è mai possibile che nessuno faccia un’autocritica? Eppure i codici deontologici ci sono, anche per gli avvocati, come per i partiti, oltre che per i magistrati. Per quanto riguarda i giornalisti, ad esempio, esistono codici deontologici molto precisi, eppure nella mia carriera mi sono imbattuto in episodi incredibili. Possibile che gli organi responsabili di categoria non ritengano non di limitare il diritto di informazione ma di intervenire contro eccessi inaccettabili?»

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