Pensioni, anticipo: l’Eurogruppo taglia le ali all’Ape italiana

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commissione_europea-650x245L’Ape, il meccanismo di anticipo pensionistico previsto dal governo italiano per i contribuenti nati negli anni 1951, 1952 e 1953, non sembra essere in linea con le conclusioni pubblicate dall’Eurogruppo, alla fine della discussione che i ministri delle Finanze hanno avuto a Lussemburgo sui principi comuni per rafforzare la sostenibilità delle pensioni.

«La riforma dei sistemi pensionistici – si legge nella dichiarazione finale dell’Eurogruppo – dovrebbe essere completata con il fiancheggiamento di politiche intese a migliorarne la sostenibilità, assicurando allo stesso tempo l’adeguatezza degli assegni pensionistici. Queste politiche – spiega l’Eurogruppo – dovrebbero cercare di allungare la vita lavorativa, aumentando gli assegni pensionistici, attraverso misure che accrescano la capacità di occupazione delle persone più anziane, e che – conclude il testo – limitino i percorsi di ritiro anticipato della forza lavoro».

Proprio l’esatto contrario di quello che si propone il Governo Renzi.

L’Eurogruppo registra i significanti progressi fatti dai paesi membri, ma esprime preoccupazione e sostiene che ulteriori azioni politiche servono per rafforzare la capacità dei sistemi pensionistici di reggere alle difficoltà demografiche e contro i rischi di riforme inverse. Un timore che sembra condiviso dal ministro dell”Economia, Pier Carlo Padoan. «Bisogna stare attenti – spiega entrando nella riunione – a non fare una riforma al contrario, cioè disfare riforme fatte prima. E’ uno dei principi chiave sottolineati dalla Commissione. L’Eurogruppo farà una riflessione comune sui sistemi pensionistici, di cui ovviamente si parla molto in Italia per le riforme che sono in discussione».

Di fatto la dichiarazione dell’Ue enuncia principi che sembrano entrare a gamba tesa nel confronto in atto in Italia. Anche se chiede che le politiche siano ancorate al consenso sociale che è essenziale. Tanto che si chiede di realizzare un dialogo costruttivo e il coinvolgimento dei soggetti rilevanti coinvolti. Sembra quasi un assist ai sindacati.

Ma certo l’indicazione che bisogna favorire l’occupabilità dei lavoratori anziani, anzichè favorirne l’anticipo pensionistico è proprio in controtendenza con l’Italia. Si chiede anche equità generazionale, un principio che trova eco anche nelle parole del presidente dell”Inps, Tito Boeri secondo il quale importante è che le soluzioni trovate non finiscano col far aumentare il fardello sulle giovani generazioni.

I sindacati comunque fanno pressing per un intervento di maggiore spessore. Troppo entusiasmo sul ritiro anticipato, noi vogliamo una riforma strutturale della Fornero dice la leader Cgil, Susanna Camusso. Bisogna tener conto dei lavori usuranti, dice il segretario Uil, Carmelo Barbagallo che chiede modifiche che non si limitino al solo anticipo pensionistico.

A cercare quello che forse è un punto di equilibrio tra il confronto italiano e le richieste europee è, pensate un po’, l’ex ministro, Elsa Fornero. Dice ok alla proposta del governo sulla flessibilità che, spiega, conferma la sostanza della riforma pensionistica del 2011. Ma – aggiunge – è giusto che si recuperi un po’ di quella flessibilità che allora appariva un lusso al di fuori della nostra portata.

Ma intanto il Governo dovrà cercare una soluzione all’auspicata flessibilità che sia in linea con le indicazioni europee: l’Ape prevista finora non funziona.

 

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