Pd: Renzi riconosce la sconfitta e anticipa la direzione nazionale. In vista resa dei conti con la minoranza dem

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l43-matteo-renzi-140814120742_mediumLa vittoria a Milano, e a Bologna, permette al Pd di evitare il cappotto nelle grandi città. Ma non di non riconoscere una sconfitta complessiva, pur in un quadro che Renzi continua a definire “frastagliato” tale da non poter considerare, a suo avviso, le comunali un test nazionale sul governo. Ma il premier non si sottrae alla dura realtà, questa volta non cerca di confondere le acque e ammette la sconfitta “senza attenuanti” a Roma e a Torino e la “durezza” della perdita a Novara e a Trieste. E si prepara alla resa dei conti interna.

Per questo anticipa la direzione nazionale, prevista per il 27, a venerdì 24, giorno che la minoranza interna aveva scelto per avviare, nell’analisi del voto, la resa dei conti contro il segretario, da mesi indicato come incapace di gestire il Pd e di averlo portato su una strada, il Partito della Nazione, che “oggi – osserva un dirigente della minoranza – si conferma fallimentare: scegliere Verdini e buttare al mare il centrosinistra è la morte del Pd”.

Se la sconfitta a Roma era ampiamente prevista, è la debacle a Torino, con il ribaltamento del primo turno, a fare ammettere la forza dei grillini, “ormai i nostri unici avversari”. E la dimensione della vittoria M5S nelle due città dimostra che “la Santa alleanza M5S-destra se può si coalizza per dare la spallata a Renzi”, un dato preoccupante in vista del referendum di ottobre.

Renzi, consapevole di essere al tornante più difficile da quando è alla guida del governo e del partito, non ha intenzione di incassare accuse che vengono “da chi da mesi parla solo male del governo e del Pd”. Ma il “lanciafiamme” che aveva promesso contro la minoranza forse verrà riposto: dopo le comunali, il referendum istituzionale diventa a maggior ragione lo spartiacque del futuro politico del rottamatore. I risultati di Roma, con il trionfo della Raggi, e di Torino fanno scattare il campanello d”allarme: in entrambe le città il centrodestra ha votato le candidate grilline per colpire Renzi e il Pd che,ammettono i dem in base all’analisi del voto, non sfonda invece al centro. “Un’alleanza che si riproporrà al referendum visto che lì la posta in gioco è dichiaratamente il governo”, sostengono molti dirigenti che a questo punto chiedono una revisione della strategia nella campagna mediatica, più sul merito della riforma e meno rivolta a politicizzare la sfida.

Si cercherà di compattare il Pd, evitando che prenda largo la frangia del no, di chi vorrebbe che la sinistra interna si smarcasse promuovendo comitati per il no. Pier Luigi Bersani e altri della minoranza dem non vogliono la rottura immediata, ma da domani non faranno sconti agli errori del segretario e chiederanno una netta correzione di rotta.

 

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