La sentenza è di quelle che possono entrare nella giurisprudenza. E stabilisce che il tempo impiegato nell”indossare e togliere la divisa rientra nell”orario di lavoro, stante l’obbligo per i dipendenti di indossarla e dovendo gli stessi tenere gli indumenti all”interno dello spogliatoio dello stesso luogo di lavoro. E’ quanto ha ritenuto la sezione lavoro del tribunale di Firenze dando ragione a 7 dipendenti di Unicoop. Quest’ultima è stata condannata a retribuire ciascuno dei ricorrenti 10 minuti per ogni giorno di lavoro effettivo a decorrere dal febbraio 2010 oltre al pagamento delle spese processuali. A rendere nota la sentenza il sindacato di base Usb che parla di “importante vittoria”, vista “la completa latitanza e disinteresse dei sindacati confederali” sul “tempo tuta”.
I 7 dipendenti che sono ricorsi al tribunale hanno mansioni al box informazioni e ai reparti macelleria, vendita e pescheria, per le quali ricorre l”obbligo, si spiega, di indossare specifici indumenti. Il regolamento interno poi della cooperativa prevede che le divise siano conservate nell”armadietto personale all”interno del luogo di lavoro. Proprio queste due condizioni hanno fatto ritenere al tribunale
che il cosiddetto ”tempo tuta” non possa essere classificato come “una qualsiasi attività preparatoria”, e per questo libera nei tempi e nei modi, ma rientri nella “nozione legale e giurisprudenziale di attività di lavoro etero-diretta e come tale da retribuire”.
La data del febbraio 2010 da cui par scattare la retribuzione dei 10 minuti in più al giorno si lega al fatto che da quel tempo Unicoop ha inserito il sistema di rilevamento orario mediante orologio elettronico e timbratura del cartellino, chiedendo ai dipendenti, spiegano i ricorrenti, d’indossare la divise prima di timbrare in entrata e di togliersele subito dopo aver timbrato in uscita.
