Accoglienza: con i nuovi bandi del ministero dell’interno a rischio 36.000 posti di lavoro

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Il modello italiano di accoglienza diffusa rischia di venire completamente smantellato. A farne le spese non saranno solo i migranti e richiedenti asilo, ma anche migliaia di giovani operatori. Educatori, operatori legali,
mediatori culturali, insegnanti di italiano, psicologi si ritroveranno senza lavoro o dequalificati, con un costo sociale ed economico per l”Italia: secondo le stime, potenzialmente oltre 200 milioni di euro in ammortizzatori sociali. È quanto emerge dal rapporto “Invece si può!”, lanciato oggi da Oxfam e In Migrazione, attraverso le esperienze di chi in tutta Italia ha lavorato a progetti di integrazione e accoglienza, proprio nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), dove hanno trovato ospitalità l”80% dei migranti e lavorato oltre 36 mila operatori che saranno messi “alla porta” dalle nuove norme.
Nei primi 4 mesi dell’anno – secondo i dati di Cgil Funzione Pubblica – oltre 4.000 operatori hanno perso il lavoro, numero che potrebbe arrivare a 15.000 nel corso dell”anno, via via che scadranno i bandi di assegnazione in vigore.

«Con i nuovi bandi gli operatori saranno ridotti a fare i guardiani, limitandosi a controllare la distribuzione del vitto e gli orari di ingresso e uscita dei ragazzi – racconta Maria Grazia Krawczyk, responsabile dei Cas di Oxfam a Siena – Anche per questo tante organizzazioni, come Oxfam, non stanno partecipando ai bandi».
Sono molti – sostengono i promotori del rapporto – i servizi tagliati con la legge Salvini. Le ore di assistenza psicologica, rivolta a persone che nella maggioranza dei casi hanno subito torture e abusi nei lager libici, vengono ridotte a zero. Nel 2018 erano 12 nei centri fino a 50 posti e 24 in quelli fino a 300. Azzerati anche i corsi di italiano e più che dimezzati i servizi di mediazione culturale e assistenza legale o di informazione sui propri diritti. Tagliata poi ogni possibilità di formazione, anche quella mirata all”inserimento lavorativo.
«Siamo di fronte a tagli ai finanziamenti che non sono orizzontali, ma commisurati al numero di persone accolte in ogni struttura e alla tipologia di accoglienza realizzata – sostiene Marco Omizzolo di In Migrazione – Al contrario delle aspettative, per cui tanto più un centro è grande, tanto dovrebbe pesare la scure sul finanziamento, chi pagherà di più il prezzo di questi tagli saranno coloro che propongono l”accoglienza diffusa, cioè ospitalità in singoli appartamenti in distinte unità immobiliari. Una modalità molto positiva di accoglienza che caratterizza da anni una buona parte dei centri Sprar e che sui territori veniva sempre più sviluppata anche in molti Cas virtuosi».
«Chiediamo al ministero dell”Interno – afferma Giulia Capitani policy advisor per migrazione e asilo di Oxfam Italia –
di rivedere al più presto i capitolati di spesa relativi ai bandi per i centri Cas, la cui base d”asta risulta sottostimata e incongrua, e alle Prefetture di annullare i nuovi bandi. Chiediamo al Ministero del Lavoro di aprire subito un tavolo di concertazione con i sindacati per affrontare la questione della perdita dei posti di lavoro degli operatori dell’accoglienza e delle misure di sostegno da attivare».

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