Intervista a Lucio Scognamiglio, Presidente Eurosportello Confesercenti ‘Innovazione, la chiave di volta per le PMI’

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lucio scognamiglioPresidente, cosa è Eurosportello e come nasce?

Eurosportello (www.eurosportello.eu) nasce nel 1990, inizialmente per la gestione di un centro di informazione comunitaria (Euro Info Centre) e dal 2007 diventa membro della rete Enterprise Europe Network (EEN), creata dalla Commissione Europea per sostenere i processi di internazionalizzazione e innovazione delle Imprese. La rete EEN è composta da circa 600 strutture che operano sia in Europa, sia nei Paesi extra UE. Per cui se un’azienda ha necessità di trovare un partner all’estero per concludere un accordo commerciale o tecnologico, per conoscere la normativa europea o quella di un altro Stato membro, oppure se vuole partecipare a un bando europeo o avere informazioni su quelli aperti, può rivolgersi gratuitamente a noi. Così come si può rivolgere a noi per sapere se la sua idea o il suo piano di investimento è finanziabile da parte dell’UE o della Regione.

Oltre alle attività della rete EEN, Eurosportello ha poi sviluppato nel corso degli anni prodotti e competenze per enti pubblici e privati. Associazioni, Comuni, Organizzazioni no profit hanno, al pari delle imprese, l’esigenza di ampliare la propria sfera operativa in ambito europeo. In questo caso Eurosportello, con applicativi dedicati e con consulenze su misura affianca questi enti per individuare le misure più adatte per sostenere le proprie strategie di sviluppo.

Per conto della Confesercenti nazionale, Eurosportello cura l’informazione e gli aggiornamenti sulle opportunità comunitarie e nazionali disponibili per le PMI, oltre ad assistere l’Associazione e le strutture territoriali nelle questioni più strettamente attinenti l’utilizzo e la gestione di fondi strutturali e di programmi comunitari.

Come si articola l’attività di Eurosportello?

Le principali attività di Eurosportello si possono raggruppare in tre aree.

La prima è quella istituzionale che ho citato prima e che ci viene assegnata dalla Commissione europea attraverso la rete EEN ed è rivolta soprattutto alle imprese. Rientra in quest’area anche l’organizzazione di eventi pubblici su temi comunitari che possono interessare la Confesercenti e le aziende associate. L’ultimo sull’innovazione, l’abbiamo tenuto lo scorso 6 maggio, ospitato da Italia Comfidi.

La seconda area riguarda la formazione. Ne pianifichiamo di tre tipi. Quella in house riguardante percorsi formativi calibrati in base alle esigenze del committente, svolti da esperti direttamente presso la sua sede operativa, proprio per facilitare la partecipazione di funzionari e dirigenti. Ne abbiamo organizzati per diversi Comuni, per il CNR e per il Consiglio dei Ministri. Poi ci sono i seminari di aggiornamento di due o tre giorni su pratiche e tematiche europee che teniamo in diverse città d’Italia, quasi sempre presso sedi Confesercenti. In questo modo noi sosteniamo costi più contenuti e le Confesercenti possono far partecipare gratuitamente personale interno alla formazione europea. Infine c’è Scuola ProgettAzione che è un percorso formativo di 140 ore organizzato insieme all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che si rivolge a universitari, neo laureati, professionisti, consulenti e dipendenti pubblici e privati.

La terza area riguarda i profili consulenziali, cioè l’assistenza tecnica necessaria per accedere e utilizzare correttamente i fondi europei. Quindi, per andare sul concreto, una volta che un’azienda o un ente, tramite il nostro supporto istituzionale di primo livello, individua la misura più adatta alle proprie esigenze, può anche chiederci l’assistenza tecnica, questa volta a pagamento, necessaria alla stesura e alla presentazione del progetto. In quest’area rientrano gli applicativi web che abbiamo messo a punto per diffondere più efficacemente l’informazione comunitaria sulle opportunità disponibili per le imprese e le azioni di sviluppo locale.

Spesso stipuliamo convenzioni – quadro con committenti pubblici o privati dove sono presenti, combinati in modo diverso, prodotti e servizi afferenti a queste tre aree. La tendenza del mercato richiede sempre più un accompagnamento su misura e ad alto valore aggiunto.

 Tra le ultime attività di Eurosportello vi è la Scuola di ProgettAzione, può dirci qualcosa in più?

 Le questioni riguardanti l’Europa, a distanza di quasi sessant’anni dai Trattati di Roma, per molti continuano a essere considerate argomenti per specialisti o temi di politica estera, piuttosto che questioni di immediato e diretto interesse. Due dati emblematici su tutti:

  • il 70 – 80 % della legislazione in vigore è di derivazione comunitaria (e non sempre adeguata alle nostre realtà produttive basta rammentarsi dell’impatto avuto dalla Bolkestein);
  • le uniche risorse disponibili per lo sviluppo sono quelle comunitarie e – nonostante ne abbia estremo bisogno – l’Italia da anni è contributore netto dell’UE, cioè versa di più di quanto riesce a spendere.

La perdurante distanza con la dimensione comunitaria deriva da una molteplicità fattori, non ultimi la complessità del sistema istituzionale e normativo e le barriere linguistiche, ma anche e soprattutto deriva dalla carenza di conoscenze specifiche e operative che l’offerta universitaria non copre.

In realtà l’Europa è un sistema complesso fatto non solo di norme, ma anche di opportunità e di sfide – che dobbiamo imparare a governare piuttosto che subire – sia per creare un ambiente normativo più adeguato al nostro tessuto produttivo, sia per accedere più agevolmente alle risorse disponibili. Imprenditori, dirigenti consulenti dovranno sempre più confrontarsi con queste materie, considerato che agganciarsi alle opportunità europee è essenziale per conseguire i propri obiettivi istituzionali, per rispondere alle sfide del mercato, per adeguarsi ai nuovi contesti e ai nuovi trend di un mondo che cambia.

Scuola Progettazione (www.scuolaprogettazione.eu) nasce su iniziativa di Eurosportello Confesercenti e dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, proprio su questi presupposti al fine di integrare e rafforzare le capacità professionali di chi, libero professionista, consulente o dipendente, è chiamato a misurarsi operativamente con politiche, strumenti e opportunità europee. È stata quindi predisposta un’offerta formativa più articolata rispetto a quella normalmente proposta nei corsi di europrogettazione, inserendo l’insegnamento delle tecniche progettuali in un contesto più ampio che affrontasse anche un ventaglio di tematiche collaterali (funzionamento dei fondi strutturali, modelli di innovazione, internazionalizzazione, appalti pubblici europei, project management, start up di impresa) con lo scopo di insegnare ai partecipanti non solo a scrivere progetti, ma anche a costruirsi una propria mappa concettuale europea, adeguata ai rispettivi ambiti lavorativi e necessaria a orientarsi nel complesso sistema delle politiche e dei finanziamenti. Tutto ciò senza tralasciare gli aspetti operativi, tant’è che al termine dei 35 moduli didattici è prevista l’assegnazione di due Borse di progettazione.

 Qual è secondo lei il ruolo e il futuro delle PMI del commercio e del turismo in Europa?

Esattamente venti anni fa organizzammo a Empoli – Euroemporium ’96: commercio e centri storici in Europa; profili comuni ed esperienze a confronto. L’iniziativa, co – finanziata dall’allora DG XXIII della Commissione europea, ebbe un discreto riscontro con la partecipazione di circa un centinaio di rappresentanti di associazione del commercio urbano provenienti da una decina di Paesi dell’UE. In quell’occasione nacque la nostra Ancestor (Associazione Nazionale Centri Storici) che ora partecipa a Vitrines d’Europe (l’Associazione europea che riunisce rappresentanze del commercio urbano). Purtroppo dagli anni 2000 la Commissione europea ha abbandonato l’area di competenza del commercio al dettaglio e un progetto del genere sarebbe ora molto difficile da realizzare, almeno in quei termini. Così come – mancando una politica europea del settore – non sono neanche previste misure specifiche per il commercio al dettaglio nell’ambito dei fondi a gestione diretta, cioè dei programmi comunitari, gestiti dalla Commissione europea senza l’intermediazione degli Stati membri. Diverso è il caso dei fondi strutturali dove gli spazi sono maggiori. Molto dipende dalla nostra capacità di interloquire con le Regioni e con le Autorità di gestione dei diversi fondi strutturali affinché inseriscano nei POR misure adatte ai comparti del commercio e del turismo.

Fulcro dell’attuale programmazione 2014 – 2020 è l’innovazione. Se vogliamo aiutare le nostre imprese ad accedere alle opportunità europee dobbiamo perciò imparare a ragionare in questi termini, superando la consolidata settorializzazione riferita a commercio e turismo. Dobbiamo imparare, con una buona dose di creatività, a progettare il futuro secondo modelli organizzativi nuovi riferiti a economie di scala, digitalizzazione dell’offerta, forme di aggregazione tra imprese tradizionali e operatori anche di altri settori. L’innovazione non è solo tecnologica, ma anche organizzativa. Almeno questo aspetto è passato a livello comunitario e sembra timidamente farsi strada anche a livello regionale.

Quindi è dominante il tema dell’innovazione?

Assolutamente sì. Per favorire l’Innovazione occorre fare spazio. Distruggere per poi ricostruire partendo proprio dai modelli mentali che sono la nostra “cassetta degli attrezzi” che utilizziamo per gestire il presente e interpretare il futuro. Se i modelli (cioè gli “gli attrezzi” che utilizziamo) sono inadeguati, i risultati dei nostri sforzi saranno fasulli. Nonostante l’impegno, rischiamo di essere travolti dalle nuove tendenze, senza riuscire “cavalcare l’onda” come un surf, secondo la metafora più volte citata da Baricco nel suo saggio sul cambiamento “I Barbari”, di cui proprio in questi mesi ricorre il decennale della pubblicazione. Se l’innovazione ha un costo, la non-innovazione ne ha uno certamente superiore, quindi dobbiamo rivisitare i nostri strumenti interpretativi per adeguarli alla complessità che ci circonda.

In questo contesto articolato, qual è il ruolo delle Associazioni di Categoria come Confesercenti?

Se l’innovazione rappresenta la principale leva per lo sviluppo, è fondamentale che le Associazioni comprendano come declinare nuove strategie e progetti innovativi all’interno delle proprie sfere di operatività e competenze. Innovazione non è solo l’utilizzo di applicativi tecnologici, ma anche una nuova organizzazione delle strutture e delle azioni da portare avanti.

Lo sviluppo, riferito a un organismo, a un’impresa o a un territorio, si basa sull’innovazione come scelta strategica che presuppone la necessità di “fare sistema”. In questo contesto le organizzazioni complesse, così come le realtà economiche e locali, per migliorare la propria competitività, non possono che tendere verso una maggiore organicità e coesione, favorendo la partecipazione e la condivisione delle conoscenze dei soggetti che le compongono. L’integrazione tra livelli diversi è possibile individuando obiettivi comuni, definendo adeguate strategie di sensibilizzazione e di accompagnamento e impiegando le nuove tecnologie. Tutto ciò significa “aggiungere valore” ai processi produttivi ed è forse proprio questa la nuova sfida degli organismi intermedi come le Associazioni di categoria.

Se la Confesercenti pone al centro delle sue strategie i processi innovativi con nuove proposte e progetti di sviluppo è più facile avere un accesso ai fondi europei.  In quest’ottica è fondamentale non pensare più per compartimenti stagni. È opportuno sviluppare una visione più ampia e sinergica col contesto, consapevoli che il commercio, gioca un ruolo determinante all’interno delle strategie di sviluppo territoriale in quanto agisce sull’assetti locali, sulla percezione del centro e delle periferie, sul paesaggio urbano e naturale e sulla qualità della vita.  La combinazione del commercio con altre componenti (di carattere: storico, culturale, ambientalistico, produttivo agro-alimentare…) può rappresentare un potente attrattore territoriale anche sotto il profilo turistico.  Quindi può essere declinato in termini innovativi come elemento propulsivo in progetti di sistema per lo sviluppo strategico di aree omogenee.

 

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