Boeri lascia l’incarico, il suo addio al veleno contro il Governo gialloverde

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L’Inps «è un patrimonio di tutti, non di questo o quel partito. La sua autonomia, garantita dalla legge non deve essere mai calpestata»: il presidente dell’Inps Tito Boeri, si appresta a lasciare l’incarico (la scadenza è a metà febbraio) ma prima, salutando il Consiglio di indirizzo e vigilanza, lancia un monito al Governo chiedendo di «non rendere dipendenti le istituzioni e di fare subito il presidente dell’Istituto rinunciando all’ipotesi di un passaggio commissariale». Non rinuncia fino alla fine di fare discorsi politici e non tecnici, come sarebbe stato suo preciso dovere fin dall’inizio della sua gestione, caratterizzata per i tanti proclami politici, ma da un profondo rosso per le casse dell’Istituto.
L’Istituto nella sua azione – ha detto Boeri – «non ha alcun dovere di rendersi appropriato all”indirizzo del Governo, ma deve applicare le norme approvate dal Parlamento ed è garante imparziale del patto intergenerazionale su cui regge gran parte del nostro sistema di protezione sociale. L’Inps ha bisogno di stabilità nella sua azione politico amministrativa. Ne ha tanto più bisogno in un momento come questo in cui nuove sfide si pongono all”orizzonte, come quelle legate all’introduzione del Reddito di Cittadinanza e alle misure sulle pensioni».
Boeri ha ribadito la necessità di nuove assunzioni nell”Istituto a fronte delle uscite dell”anno scorso e di quelle che ci saranno con il pensionamento con Quota 100 quest”anno ma ha soprattutto insistito sull”autonomia e l”indipendenza dell”Istituto. In particolare, se ha giudicato positivamente la reintroduzione del Consiglio di amministrazione, ha sottolineato la sua preoccupazione per l”ipotesi di una scelta tutta interna alla pubblica amministrazione con il rischio di pressioni da parte delle amministrazioni di provenienza.
«Il futuro di un Paese – ha detto – è determinato in gran parte dalla qualità delle sue istituzioni. Ci possono essere errori nella politica economica e sociale, ci possono essere cattivi governi. Sono errori ed eredità cui, pure a fatica, si può porre rimedio. Ma quando si cambiano le istituzioni, quando le si rende dipendenti dalla politica o dalle burocrazie allora si fa un danno quasi irreparabile ad un Paese».
Intanto, mentre ancora non è stato convocato il Consiglio dei ministri che oggi avrebbe dovuto approvare il decretone su Reddito di cittadinanza e Quota 100 e non si esclude lo slittamento dell’approvazione del provvedimento, anche il Civ chiede di garantire rapidamente il Governo dell”Istituto a maggior ragione di fronte all’impegno supplementare davanti al quale si troverà l’Istituto per l”applicazione delle norme su Quota 100 e sul reddito di cittadinanza.

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