Manovra, Ires per il volontariato: marcia indietro del governo. La norma cambierà

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Si stanno rendendo conto, gli esponenti del governo Lega-5 stelle, di dar vita a una manovra di bilancio del tutto sbalestrata, capace di colpire qua e là, con l’unico obiettivo di trovare risorse per il reddito di cittadinanza. Un dietrofront immediato è sull’Ires, ossia una tassa esosa, che doveva essere applicata agli enti di volontariato. In primis le misericordie, indispensabili, in Toscana e altrove, nel primo soccorso. Nelle regioni del nord hanno fatto pressione su Matteo Salvini, come il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Poi si è affrettato a intervenire anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che ha fatto finta di cadere dalle nuvole. Ma dov’era quando gli sono stati portati i conti della manovra? L’Italia del volontariato era pronta a scendere in piazza contro un governo composto da ministri già definiti da più parti dei dilettanti allo sbaraglio.

MISERICORDIA – Così, in queste ore, va in onda la sceneggiata. Dietrofront. Da non confondere con il contrordine compagni di altre stagioni. E allora, mentre è in corso d’esame la manovra in commissione alla Camera arrivano le rassicurazioni del governo sulla questione Ires agli enti di volontariato. La norma sulla tassazione dell’Ires per gli enti no profit – dice il vicepremier Luigi Di Maio – va cambiata nel primo provvedimento utile. Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato ed è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli. La norma – spiega – non può essere cambiata subito in manovra perché si rischia l’esercizio provvisorio, ma si interverrà “nel primo provvedimento utile. Bravo Di Maio, ma chi erano i furbi? Coloro che vanno a soccorrere i feriti degli incidenti stradali, volontariamente e senza compenso? Conosce, onorevole Di Maio, la storia della Misericordia di Firenze, nata nel 1244? Anche i frati di Assisi si erano fatti sentire. Di Maio dice che li vuole incontrare. Ma leggendo le sue dichiarazioni mi vengono i brividi: prima di scrivere una norma nella manovra della legge di bilancio non si valutano i pro e i contro? Ma in quali mani abbiamo affidato il governo di questo Paese?

CONTE – «In merito alla norma sull’Ires formulata nella legge di Bilancio attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, provvederemo quanto prima, a gennaio, a intervenire per riformulare e calibrare meglio la relativa disciplina fiscale», dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un post. Le iniziative di solidarietà degli enti non profit rappresentano uno strumento essenziale per un’efficace politica di inclusione sociale e il Governo ha ben presente tutto questo, afferma il premier. «Dopo aver incontrato e ascoltato tanti presidenti ed associazioni, garantisco l’impegno del governo ad intervenire per aiutare le tante associazioni di volontariato che utilizzano solo a scopi sociali i loro fondi, ci sarà invece massimo rigore con i ‘furbetti’ che fanno altro», dice il vicepremier Matteo Salvini.

434 MILIONI – Sì è di 434 milioni in tre anni, secondo la relazione tecnica al maxiemendamento alla manovra, il raddoppio dell’Ires per il mondo del no-profit. Nel 2019, le risorse sono pari a 118 milioni mentre nel biennio successivo sono pari a 158 milioni all’anno. Nella relazione tecnica si ricorda che dall’elaborazione delle dichiarazioni redditi 2017 risultava un imponibile agevolato pari a circa 1,3 miliardi. La misura, che è stata introdotta a Palazzo Madama e sui cui oggi il governo annuncia il dietrofront, prevede il raddoppio dell’Ires per gli enti del no profit, cancellando l’agevolazione (che prevedeva un dimezzamento dell’aliquota al 12%) e facendo tornare l’Ires al 24% per enti e istituti di assistenza sociale, società di mutuo soccorso, enti ospedalieri, enti di assistenza e beneficenza; istituti di istruzione e istituti di studio e sperimentazione senza fini di lucro, corpi scientifici, accademie, fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche, di esperienze e ricerche aventi scopi esclusivamente culturali. Rientrano nello stop all’agevolazione anche gli istituti autonomi per le case popolari. Ma la relazione tecnica, prima che insorgesse il mondo del volontariato, non l’aveva letta nessuno? I ministri dei 5 stelle hanno sugli occhi solo la benda del reddito di cittadinanza. Ripeto: mi vengono i brividi. Perchè penso a quali altre decisioni folli possono annidarsi fra le pieghe di una manovra che non era stata nemmeno sottoposta alla commissione bilancio del Senato. E sulla quale è stata posta la fiducia. Per paura che qualcuno abbia un sussulto al momento di spingere il bottone in Aula.

Sandro Bennucci

 

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