Parigi: Il jobs act francese va avanti fra manifestazioni e polemiche

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parisIl Governo francese e il Presidente François Hollande alla fine hanno fatto ricorso alla linea dura. Dopo mesi di psicodramma politico, il governo del premier Manuel Valls ha deciso di forzare il passaggio della contestata riforma del Lavoro, il cosiddetto Jobs Act alla francese, il cui obiettivo è contrastare il livello record della disoccupazione rendendo più flessibile il mercato del lavoro. Nel corso di un consiglio dei ministri convocato d’urgenza all’Eliseo, l’esecutivo ha dato il via libera all’uso dell’articolo 49.3 della Costituzione che ne impone l’adozione escludendo il voto del Parlamento, salvo una mozione di sfiducia che i parlamentari devono presentare entro 24 ore. Una scelta, quella dell’esecutivo socialista, dettata dall’assenza di una maggioranza in parlamento e dal fallimento delle trattative con i sindacati. Nei giorni scorsi, il premier social-liberale aveva lasciato intendere di essere pronto a tutto pur di garantire il passaggio della legge El Khomri, dal nome della giovane ministra del Lavoro a cui è stata affidata tra mille polemiche.

Hollande ha definito il progetto di legge un “giusto e dinamico compromesso” e un “testo progressista. E’ un compromesso giusto e dinamico come tutto ciò che abbiamo fatto dal 2012. E’ un testo progressista”. Il problema è che oltre a non piacere ai francesi, la riforma non piace più neppure alle imprese che ne criticano i passi indietro sul fronte dei licenziamenti: la prima versione – più liberale – è infatti stata ammorbidita.

Ecco i punti fondamentali della riforma:

ORARIO DI LAVORO: la legge non cancella le 35 ore di lavoro settimanale, ma permette alle aziende di negoziare aumenti per adattarsi alla situazione economica, salendo fino a 48 ore e turni di 12 ore. E’ anche previsto che per le ore di straordinario si possa sostituire la remunerazione extra con giorni di ferie aggiuntivi.

LICENZIAMENTI: la legge vuole rendere più semplice il percorso per i licenziamenti economici, ovvero giustificati da una fase di difficoltà dell’azienda, stabilendo parametri unici a livello nazionale. L’obiettivo è di ridurre i ricorsi alla giustizia da parte dei dipendenti licenziati e aumentare la flessibilità, cosa che dovrebbe rendere le imprese meno reticenti ad assumere.

CONTRATTAZIONE: viene introdotta la possibilità delle aziende di distaccarsi dai contratti collettivi di settore e utilizzarne versioni modificate all’interno dell’azienda, da realizzare attraverso la contrattazione di secondo livello, con i rappresentanti sindacali interni.

DIRITTO DI DISCONNESSIONE: per le aziende con più di 50 dipendenti, arriverà l’obbligo di negoziare codici di buona condotta con i sindacati, che includano anche la definizione precisa di momenti del giorno o della settimana in cui i dipendenti hanno il diritto di non essere connessi, e quindi di non rispondere a e-mail o messaggi via smartphone.

SUPPORTO AI GIOVANI: per i cosiddetti ‘Neet’, giovani che non hanno un lavoro e non studiano né sono in un percorso di apprendistato o formazione, privi di risorse finanziarie, sarà introdotto un sussidio mensile da 461 euro, legato a un programma per aiutarli a inserirsi nel mondo del lavoro.

Vedremo se la forzatura del Governo avrà successo sul piano politico, ma soprattutto sul piano economico. Per ora le proteste di piazza continuano. Oltre 55mila persone hanno partecipato alle manifestazioni organizzate su tutto il territorio francese. Ottanta le persone arrestate. Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’interno la manifestazione di Parigi ha riunito circa 12mila persone (50mila, stando alla cifre fornite dagli organizzatori), e la polizia ha proceduto a sette fermi. Nel resto del Paese si sono svolte 163 manifestazioni e cortei con un totale 43mila partecipanti; le persone arrestate sono state 73. La controversa legge sul lavoro – contestata anche da una parte della sinistra – è passata grazie alla bocciatura della mozione di sfiducia presentata dall’opposizione conservatrice.

 

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