Governo, anticipazioni su età pensionabile, pensione di cittadinanza e pensioni d’oro

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Manovra e pensioni. Di Maio in un incontro a Paternò spara le sue verità sulla manovra e sul pacchetto pensioni, del quale circolano alcune anticipazioni che riassumiamo. In particolare su età pensionabile, pensioni di cittadinanza e taglio alle pensioni d’oro, un vero e proprio incubo per il vicepremier pentastellato, come è stato detto in alcuni talk-show.

ETA’ PENSIONABILE – L’età per accedere alla pensione di vecchiaia sarà a 67 anni tra il 2019 e il 2022. E’quanto emerge dalla bozza del pacchetto pensioni nell’articolo sulla «sospensione incrementi speranza di vita per la pensione di vecchiaia». I requisiti di età (per la pensione di vecchiaia, ndr) – si legge – non sono adeguati agli incrementi della speranza di vita previsti per il biennio 2021-2022.

PENSIONE ANTICIPATA – Resta a 42 anni e 10 mesi anche per il 2019 il requisito contributivo per accedere alla pensione anticipata indipendentemente dall”età anagrafica (41 anni e 10 mesi per le donne) ma il diritto ad avere l’assegno si avrà tre mesi dopo la maturazione dei requisiti. Lo si legge nella bozza del pacchetto pensioni che sta mettendo a punto il Governo. Per l’anno prossimo quando sarebbe dovuto scattare l’aumento di cinque mesi del requisito (a 43 anni e tre mesi) il vantaggio quindi per chi esce con questo percorso sarà solo di due mesi ma dal 2023 quando ricomincerà a crescere il requisito anagrafico il vantaggio aumenterà perché quello contributivo resterà bloccato.

LAVORATORI PUBBLICI – I lavoratori pubblici che maturano, entro quest’anno, il diritto ad andare in pensione con quota 100 (con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi) potranno avere l”assegno a partire dal primo luglio 2019. E” quanto si legge nella bozza di “Pacchetto pensioni” del Governo sulla pensione anticipata nella quale si precisa che a fronte di requisiti maturati dal primo gennaio 2019 “il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico è conseguito trascorsi sei mesi dalla data di maturazione dei requisiti”. Per i lavoratori privati è prevista una finestra “mobile” di tre mesi. Chi matura i requisiti entro dicembre 2018 uscirà il 1 aprile 2019 mentre chi li matura a partire dall”anno prossimo avrà la pensione trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti.
I requisiti anagrafici sarà adeguato agli incrementi alla speranza di vita dal primo gennaio 2023.

PENSIONI DI CITTADINANZA – «Le tre misure del reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza, e quota 100 sulle pensioni sono collegate perché se mandiamo l’anno prossimo in pensione cinquecentomila persone, si liberano cinquecentomila posti di lavoro, che reinseriremo, con tanti giovani e meno giovani, attraverso la formazione dei centri per l’impiego nel programma del reddito di cittadinanza». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio a Paternò. Il vice premier ha quindi ribadito che «le due cose non si toccano ed il reddito di cittadinanza non si ridimensiona: questo fa solo parte di leggende metropolitane che sento girare in questi giorni».

PENSIONI D’ORO – Sulle pensioni d’oro, ovvero gli assegni netti superiori a 4.500 euro mensili (90mila lordi l’anno) l’ipotesi di partenza è quella di un contributo di solidarietà articolato almeno in tre fasce: tra 90 e 120mila euro (6% di prelievo), 120-160mila euro (12%), oltre i 160mila euro (18%). La durata del contributo di solidarietà e la scelta dello strumento legislativo da adottare (direttamente in manovra o con un emendamento parlamentare) ieri erano ancora da decidere. Così come l’ipotesi di una rimodulazione del meccanismo di perequazione di questi assegni all’inflazione. Il ricorso al prelievo non precluderebbe la possibilità di raffreddare, almeno parzialmente, l’indicizzazione all’inflazione. Il pacchetto preparato dai tecnici infatti prevede, tra le varie opzioni, un abbattimento dal 25 al 50% dell’adeguamento al costo della vita per le pensioni nove volte superiori al minimo.

Con questa duplice mossa il taglio sulle pensioni d’oro potrebbe garantire tra i 200 e i 300 milioni l’anno. Ma la nuova indicizzazione potrebbe avere effetti anche sui trattamenti più bassi. Tra i capitoli minori di questo dossier resta la riapertura di opzione donna per le lavoratrici con 58 anni e 35 di contributi entro fine 2018, il pensionamento a 41 anni dei precoci, il prolungamento dell’Ape sociale e il riconoscimento di una nuova integrazione al minimo per i lavoratori del sistema contributivo puro, ovvero i più giovani. Il riferimento di partenza sarebbero i 780 euro delle nuove pensioni di cittadinanza, ma l’assegno Inps potrebbe rivelarsi più pesante per questi lavoratori (con almeno 20 anni di versamenti) le cui carriere discontinue non garantirebbero una pensione piena.

Il pacchetto pensioni sarà completato da misure di incentivazione alle assunzioni di giovani lavoratori, nella logica della staffetta generazionale, questa la volontà del governo, come ha spiegato a sua volta il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, per favorire «un vero ricambio generazionale»

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