Un tavolo per affrontare la crisi. La proposta Confesercenti per risollevare l’economia

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GROSSETO – Si è svolta presso la Confesercenti la riunione di presidenza dell’associazione di categoria. Tra gli argomenti trattati il turismo, le infrastrutture, il tesseramento. Da alcuni anni i soci di Confesercenti sono costantemente in crescita, e il saldo tra cessazioni e nuovi iscritti è positivo. L’analisi si è poi spostata sull’economia grossetana, che da alcuni anni sta soffrendo. C’è un invecchiamento della classe imprenditoriale e per la prima volta anche una diminuzione del reddito pro capite come emerge anche da un’analisi del Sole24ore: i grossetani possono disporre di circa 100 euro in meno all’anno.

Per questo Confesercenti sta sviluppando una discussione su cosa può basarsi l’economia di questo territorio oltre al turismo, come aiutare le aree più interne a diventare competitive. Le associazioni di categoria devono avere un ruolo determinante, anche per sopperire ad una politica che spesso stenta a prendere decisioni, stretta tra le molte istanze di comitati del no a tutto. Dobbiamo giocare il nostro ruolo corporativo tutelando chi ha un mestiere tra le mani. Questa provincia ha bisogno di risposte, a livello locale, regionale e nazionale.

Confesercenti sta poi lavorando sull’istituzione di un tavolo, in cui coinvolgere anche le altre associazioni: «Per lavorare concretamente sui problemi di questa provincia – afferma il presidente Giovanni Caso -. Ovviamente va riempito di contenuti: la costa in Toscana sta crescendo meno. Cosa fare? Dobbiamo passare dalla generica rivendicazione, a problemi puntuali e precisi su cui concentrarci. Vogliamo mettere insieme, nel giro di un paio di mesi, una piattaforma in cui rivendicare cosa deve essere fatto per lo sviluppo di questa realtà. Dire che abbiamo problemi di sviluppo non basta: dobbiamo dire come giungere a questo sviluppo e con quali risorse».

La Confesercenti ha poi prodotto il seguente documento:

“La stagione turistica si sta concludendo e non è ancora possibile fare un bilancio puntuale di come sia andata, anche se il tempo non sempre stabile, ma anche il cambiamento del contesto internazionale. Si torna a parlare così di allungamento della stagione, che pare il mantra e la soluzione di ogni cosa. Peccato che in molti casi ci si limiti a parlarne.

L’economia della Maremma vive in gran parte di turismo, ed è ovvio che l’economia di una provincia non possa vivere dei due-tre mesi (o forse anche meno) che dura la stagione balneare. Qual è la politica dell’accoglienza che viene fatta, progettata, in Maremma? Dai dati della Camera di commercio si evince che, ad aumentare, sono i pubblici esercizi, tipo bar o ristoranti. C’è una crescita delle attività, che riguarda però più la costa e meno l’interno per cui invece troviamo una progressiva desertificazione dei centri urbani.

Una riflessione va fatta sicuramente sulla qualità dei servizi che offriamo: e su questo la nostra associazione si sta muovendo in varie direzioni, una su tutti Girogustando, che non ha solo lo scopo di promuovere la nostra terra e i nostri prodotti, ma anche di migliorare la qualità dell’offerta inserendo l’enogastronomia nel prodotto turistico della destinazione Maremma fondamentale nel tipo di vacanza attenta alle emozioni, all’autenticità dei luoghi, alla trasmissione della cultura, alla testimonianza del buon vivere dei residenti, esaltando queste caratteristiche nel confronto e quindi nell’arricchimento di conoscenze di operatori di altre città toscane e non gastronomica e del tipo di servizi. Serve il massimo sforzo per incrementare la valorizzazione dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli consolidando i rapporti tra le diverse filiere di filiera anche nell’ottica di far crescere l’agroalimentare. In questo quadro vogliamo riferire l’importante ruolo svolto dalla agenzia formativa Cescot per far crescere le competenze degli addetti del settore.

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Nonostante questo impegno costante l’economia del nostro territorio evidenzia tutte le sue difficoltà la crescita stenta. Prova ne sono i dati emersi dall’indagine condotta dal Sole 24 ore sui redditi dei grossetani, ed in particolare su quelli che vengono conseguiti nella città capoluogo. Ed ancor prima dall’indagine sulla composizione demografica del nostro territorio. A tal proposito sono meritevoli di attenzione le riflessioni sviluppate da Massimiliano Frascino sulla rubrica Tiromancino sul quotidiano on line IlGiunco.net: secondo un’inchiesta del Sole24Ore, in Maremma, i grossetani hanno guadagnano, mediamente, nel 2016, 827 euro in meno rispetto al 2008, anno in cui la crisi è iniziata. 69 euro in meno al mese, in un decremento del reddito che ci appaia al sud d’Italia. Arretriamo in percentuale (-3,85%) su un reddito medio imponibile di 21.782 euro nel 2016, che è molto più basso di quello della media dei capoluoghi italiani: 25.170 Euro (-1,92% sul 2008). Se a questo si aggiunge che, in genere, il capoluogo ha un reddito maggiore del resto della provincia si intuisce come la situazione sia tutt’altro che rosea.

Servono risposte e bisogna trovare il modo di aumentare la crescita sviluppando anche altri settori. Non siamo nuovi a queste riflessioni, ma continuiamo a pensare che il manifatturiero non può essere l’antitesi dello sviluppo turistico, prova ne è il comparto della meccanica ed elettromeccanica, nonché quello dell’agroalimentare che vedono importanti esperienze di imprese locali proiettate verso l’export.

Il turismo è fondamentale, ma forse non basta più. Oltre all’agroalimentare (e relativa filiera) un comparto sottovalutato è sicuramente quello di meccanica ed elettromeccanica. Pochi nomi, ma significativi. Questo ad indicare che un’altra idea di sviluppo, che affianchi il turismo, è possibile anche in Maremma. Ma quale tipo di turismo (o di turismi) siamo in grado di offrire?

I cambiamenti che hanno interessato ed interessano il turismo sono gli stessi che interessano la gran parte dei settori economici. Il turista oggi sceglie più periodi di ferie nell’arco dell’anno ma di più breve durata. Non si tratta di turismo mordi e fuggi ma di scelte diverse che richiedono un adeguamento a questo anche da parte degli attori di una destinazione turistica. E’ utile anticipare la comprensione dei cambiamenti e su questo costruire l’accoglienza e dare risposte ai turisti. Frascino scrive: «Oggi chi viaggia non cerca solo relax e sole, ma ha bisogni diversificati anche nel contesto della stessa vacanza. Per cui sono sempre di più coloro che cercano destinazioni multitasking, che consentano più esperienze nell’arco di poco tempo». Nessuno passa più due o tre settimane in un solo posto: uno straniero che viene in Italia magari trascorre qualche giorno al mare in Maremma, due giorni a Firenze, uno a Pisa a vedera la torre e magari due a Roma. È un turista mordi e fuggi? O semplicemente è un turismo nuovo, da sfruttare offrendo collegamenti (vedi strade, ma anche treni e voli aerei) e servizi che ci consentanto di far parte di una rete e di un’offerta che soddisfi una differente richiesta? È il turista che deve adattarsi a noi? O noi a quel che vogliono i turisti?

La Maremma resta la terza, in Toscana, per presenze turistiche, anche per questo motivo il tema delle infrastrutture è fondamentale: ma non basta dirlo se poi non troviamo un punto d’incontro, se non superiamo le rispettive posizioni. Anche l’aeroporto può essere utile, anche se non è risolutivo. Non ultimo il problema dei collegamenti ferroviari, per cui non pare esserci alcuna proposta. Confesercenti del resto, è sempre intervenuta, a favore dell’autostrada seppur chiedendo attenzione alle istanze delle comunità locali, laddove il tracciato poteva mettere a rischio gli insediamenti economici o essere motivo di isolamento di aree fortemente antropizzate (il tracciato che ha interessato il territorio di Orbetello ed in particolare dell’Albinia.

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