Manovra, Di Maio minaccioso: «Pretendo che Tria trovi i soldi per il reddito di cittadinanza»

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L’hanno descritto stizzito e irritatissimo, il ministro Luigi Di Maio, capo dei 5 Stelle, prima di partire per la missione in Cina. Strepita e batte i piedi, pretendendo che il ministro Tria trovi i soldi per soddisfare le sue promesse elettorali, in particolare quel reddito di cittadinanza, che dovrebbe distribuire soldi a chi non fa nulla. Di Maio è in pressing su Tria: «Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria ma pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare».

Il Governo deve «recuperare un 30% di investimenti pubblici venuti meno negli ultimi anni», ha affermato il ministro dell’Economia, Giovanni tria, al Forum Blooomberg di Milano spiegando che gli investimenti pubblici debbono tornare ad essere il 3% del Pil nel breve termine. Secondo Tria, bisogna andare oltre la flat tax, riducendo il carico fiscale sulla classe media. «Siamo ad uno studio molto avanzato – ha spiegato – che ridurrà il carico fiscale sulla classe media mantenendo il budget gestibile».

Pressing M5S – Dopo il vertice di lunedì sera a palazzo Chigi, c’è stata una cena tra il vicepremier Luigi Di Maio e alcuni componenti dello stato maggiore del movimento. Tra i partecipanti all’incontro il capogruppo alla Camera Francesco d’Uva, il sottosegretario agli Affari Regionali Stefano Buffagni e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, titolare del dicastero competente per uno dei provvedimenti più cari al M5S, il ddl anticorruzione. Il provvedimento tra l’altro dovrebbe arrivare fra pochissimi giorni al Quirinale. Sulla manovra, infatti, il M5S non vuole fare passi indietro su misure di bandiera. L’intenzione non è di sforare il 3% ma, se necessario, dal Movimento è forte spinta ad andare anche oltre 1,6% come estrema ratio. E, anche sulla Rai, nelle prossime ore i 5 Stelle si muoveranno con maggiore decisione: dell’opzione Marcello Foa o si risolve subito o non si risolve, è il mantra dei pentastellati.

Ospite ad Agorà Rai Tre, Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, ha confermato che l’Iva non si tocca. «Si, perché per Tria, secondo lui, sono teorie rispettabili, alzando l’Iva e abbassando altre tasse alla fine il risultato è che si stia meglio. Magari ha ragione, non lo so. Però noi nel contratto di governo abbiamo scritto chiaramente che l’IVA non aumenta. Io penso – argomenta – che i cittadini non gradirebbero affatto vedere come prima misura alzare l’Iva, che impatta in maniera abbastanza pesante sulla vita di tutti i cittadini e anche sui consumi di base. Per cui l’Iva non si tocca».

Ernesto Giusti

 

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