Bce: da gennaio stop ad acquisti Qe. E tassi ancora fermi ai minimi

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L’annuncio di Mario Draghi arriva dalla Lettonia: da gennaio stop al Qe. La Bce ha deciso: addio al quantitative easing a fine dicembre, con una tabella di marcia che prevede un breve tapering nell’ultimo trimestre 2018. I tassi d’interesse resteranno fermi ai minimi record almeno fino alla prossima estate. La decisione arriva in anticipo per molti osservatori: alcuni si aspettavano un’indicazione di massima dalla riunione di oggi, e una tabella di marcia vera e propria il mese prossimo.

In una nota, l’Eurotower, riunita oggi, 14 giugno, a Riga, in Lettonia, nell’appuntamento che ogni anno si svolge fuori sede, spiega che «dopo settembre 2018, e in subordine al fatto che i dati in arrivo confermino le stime di medio termine d’inflazione, il tasso mensile degli acquisti netti di titoli sarà ridotto a 15 miliardi fino a fine dicembre 2018, e che a quel punto gli acquisti netti termineranno». La Bce promette tuttavia di proseguire con il reinvestimento – ossia l’utilizzo del capitale rimborsato dei bond che ha in portafoglio e che arrivano a scadenza per comprare nuovi titoli di pari durata – ancora a lungo e per tutto il tempo necessario ad assicurare l’accomodamento monetario necessario. I tassi rimangono fermi ai minimi record “almeno per tutta l’estate 2019″ e in ogni caso finché sarà necessario.

La Banca centrale europea ha indicato oggi la tabella di marcia verso la fine del Qe dopo un’attenta valutazione dei progressi fatti” la cui conclusione è che l’aggiustamento dell’inflazione verso l’obiettivo è sostanziale. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi. La Bce – ha sottolineato – “è pronta a rivedere i propri strumenti di politica monetaria” se fosse necessario per assicurare il necessario livello di stimolo monetario. Gli acquisti di titoli del Qe «non stanno sparendo, – ha specificato – restano parte degli strumenti di politica monetaria che potranno essere usati in particolari frangenti».

«L’euro – è stato poi il suo intervento riferito all’Italia – è irreversibile, perché è forte, perché le persone lo vogliono e perché non giova a nessuno mettere in discussione la sua esistenza. E’ importante – ha osservato inoltre – non drammatizzare gli eventi politici e le scelte politiche dei singoli Paesi. Draghi ha sottolineato l’importanza che il dibattito politico rimanga nei limiti dei trattati e che i progressi fatti dai Paesi non vengano messi rischio. Per una ripresa sostenuta dell’inflazione serve ancora un significativo stimolo monetario e la decisione presa oggi sulla riduzione del Qe mantiene un ampio grado di accomodamento nella politica monetaria. La Banca centrale europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l’Eurozona al 2,1% dal 2,4% per il 2018, mantenendo l’1,9% atteso per il 2019 e l’1,7% per il 2020. La Bce ha mantenuto stabile all’1,7% la stima dell’inflazione per il 2020.

Sandro Bennucci

 

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