Europa: frodi nell’utilizzazione dei fondi per i rifugiati, l’Italia nel mirino dell’Olaf

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I fondi europei destinati alla gestione della crisi dei rifugiati fanno sempre più gola a gruppi criminali e autori di frodi. L’allarme lanciato dall’Olaf, l’ufficio europeo antifrode, all’interno del suo report annuale 2017.
«Parliamo in particolare di risorse destinate alla gestione dell”emergenza, più che all’integrazione a lungo termine», ha sottolineato il direttore generale facente funzione dell’Olaf, Nicholas Ilett, anche se non sono ancora noti dati esatti riguardanti indagini in corso. Le attenzioni dell’ufficio antifrode si concentrano sia su Paesi Ue, come Italia e Grecia che sono in prima linea, che sugli aiuti a Stati fuori dall’Unione, come Turchia e Giordania, destinatari di grandi somme provenienti dalle casse comunitarie.
«Abbiamo sempre indagato sugli aiuti dell’Unione alla cooperazione – ha precisato Ilett – ma abbiamo aggiunto questo campo fra le priorità investigative da portare avanti quest’anno. E’ inevitabile, considerato l’esplosione di una crisi di questa portata e le risorse europee mobilitate per farvi fronte».

Come riporta l’ufficio antifrode Ue nel suo report, l’Unione «ha mobilitato oltre 10 miliardi di euro per soccorso e assistenza ai siriani», per i Paesi dell’Unione e non. Tali fondi vengono veicolati attraverso organizzazioni non governative ma, come scritto nel report, «attraggono l’interesse di persone e gruppi che sfruttano gli aiuti umanitari e frodano sui fondi».

Tale fenomeno, riporta Olaf, « è largamente dovuto al fatto che i progetti sono sviluppati in ambienti operativi difficili, con un’autorità statale limitata e un elevato rischio di corruzione». Inoltre, secondo quanto l’ufficio ha evidenziato, gli aiuti sono elargiti attraverso partner locali i cui atti e documenti sono difficili da verificare” e “in condizioni di emergenza.«Abbiamo sempre indagato sugli aiuti dell’Unione alla cooperazione – ha precisato Ilett – ma abbiamo aggiunto questo campo fra le priorità investigative da portare avanti quest’anno».

E non è un caso che Olaf abbia puntato l’attenzione sull’Italia, dove fioccano le inchieste della magistratura, tanto che il Viminale nel maggio 2017 ha disposto un piano di ispezioni in tutte le strutture: oltre duemila controlli per verificare il rispetto della legalità. E lo ha fatto all’indomani dell’inchiesta della procura di Catanzaro sul Cara di Isola Capo Rizzuto che ha portato al fermo di 68 persone e che ha messo in luce l’ipotesi che 36 milioni su 105 destinati dallo Stato all’accoglienza siano finiti nelle mani della ‘ndrangheta.

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