Morto in Santa Croce, i periti: incidente imprevedibile senza analisi precise

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Non era prevedibile l’incidente, ossia il distacco, che provocò la morte del turista spagnolo in Santa Croce. E’ questa la conclusione alla quale sono giunti i periti. Solo analisi puntuali di monitoraggio specifico – scrivono gli esperti – avrebbero potuto consentire una definizione preventiva dello stato di pericolo, prendendo in considerazione la possibilità più o meno imminente del fenomeno di collasso del peduccio in pietra serena che il 19 ottobre 2017 si staccò nella basilica di Santa Croce a Firenze uccidendo il turista spagnolo Daniel Testor Schnell, 52 anni. Ma in assenza di tutto ciò – sottolineano ancora i periti – non era possibile prevedere il collasso della mensola in pietra. O ipotizzare quando si sarebbe staccata. Così i periti del gip Matteo Zanobini nella relazione discussa oggi in incidente probatorio al tribunale di Firenze.

Sulla vicenda la procura indaga per omicidio colposo quattro persone: la presidente dell’Opera Irene Sanesi, il segretario generale Giuseppe De Micheli e il responsabile tecnico del complesso Marco Pancani, più Laura Mannucci titolare della ditta che fece un restauro nel 2005. Trovati anche fenomeni di carie nelle parti lignee, cosiddetti a causa della formazione di funghi. I periti hanno anche osservato che «se è possibile affermare come le particolari condizioni della mensola in pietra e dell’intero dispositivo di appoggio della capriata mostrassero alcuni segni di inefficienza sistemica e di degrado materico già nel 2005, dall’altro le condizioni generali a quella data non erano tali da produrre sollecitazioni sufficienti a determinare una rottura dell’elemento o a dare segnali diretti causa-effetto. Quindi è solo il successivo e progressivo degrado materico del materiale lapideo, con il decadimento delle prestazioni meccaniche di quest’ultimo, unito a quello di tutti gli elementi lignei del dispositivo di appoggio coinvolti nelle azioni dei carichi, a determinare un fenomeno di rottura ‘fragile’, di tipo istantaneo, della mensola per superamento del valore limite di resistenza».

Per i periti, in sostanza, solo un monitoraggio puntuale, lungo gli anni, avrebbe permesso di prevedere il collasso del peduccio in pietra. Monitoraggio, viene suggerito, da condurre con applicazioni soniche e indagini sui legni, con valutazioni di tipo ambientale in particolare sull’umidità, valutazione delle sollecitazioni e degli stati di tensione nei punti più vulnerabili. La perizia infatti ha rilevato “uno stato di grave degrado delle porzioni di capriata poste all’interno della muratura, dovuto a umidità ristagnante ed è ipotizzabile che la muratura circostante abbia ricevuto costanti apporti di acqua piovana, mantenendo il legno in condizioni sfavorevoli alla propria conservazione». La relazione si conclude raccomandando dunque l’assoluta necessità di considerare l’analisi approfondita di altre situazioni assai vicine a questa, per caratteristiche e tipologia di problemi e quindi suscettibili di evoluzioni similari. Intanto, su altri due elementi di appoggio delle capriate che potrebbero dare rischi è già stata fatta segnalazione ai tecnici dell’Opera. L’incidente probatorio si è chiuso oggi, 6 giugno. Ora, anche sulla base di questi risultati, proseguono le indagini della procura di Firenze. La relazione tecnica sarà trasmessa al fascicolo del pm Benedetta Foti che coordina l’inchiesta.

Ernesto Giusti

 

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