Migranti, Dublino: Commissione Ue spera in riforme all’unanimità

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«E’ vero che sulla riforma del sistema di Dublino, o sistema comune di asilo, sotto il profilo giuridico c’è la possibilità di un voto a maggioranza qualificata. E’ nel trattato, è la legge applicabile: ciò nondimeno la posizione forte della Commissione è che l’opzione preferibile per noi sarebbe di arrivare a una decisione basata sul consenso». Lo precisa il portavoce capo della Commissione Europea Margaritis Schinas, in briefing con la stampa a Bruxelles, alla vigilia del Consiglio Affari Interni che domani, a Lussemburgo, discuterà della riforma del sistema di asilo, che assegna attualmente ai Paesi di primo arrivo il compito di esaminare le domande dei richiedenti asilo.

«Per la Commissione Europea la riforma del sistema di Dublino è un’opportunità per mostrare la solidarietà dei 27 e di non lasciare i Paesi di prima linea, l’Italia, Grecia, la Spagna e Malta, ad assumersi da soli delle responsabilità sproporzionate. Ci lavoriamo e speriamo di arrivarci», ha aggiunto Schinas. L’obiettivo era quello di arrivare ad una riforma del sistema di Dublino entro la fine della presidenza bulgara, cioè entro il Consiglio Europeo fine giugno.
L’impresa tuttavia appare complicata: «Vedremo – ha detto Schinas – speriamo sempre che si possa arrivare ad un accordo, ma bisogna aspettare. Intanto domani ci sarà il Consiglio Affari Interni: bisogna aspettare e prendere le cose una alla volta». Il fatto è che, come spiegano fonti Ue, c’è accordo tra gli Stati membri praticamente su tutto, fin nei minimi dettagli tecnici, ma non sul nodo centrale: il problema, come sempre, è il meccanismo di solidarietà tra gli Stati membri». Il fatto che diversi ministri dell’Interno domani non parteciperanno alla riunione del Consiglio Affari Interni a Lussemburgo, incluso Matteo Salvini impegnato a Roma con il voto di fiducia, è probabilmente dovuto anche al fatto che si sa che domani non si troverà un accordo sul meccanismo di solidarietà, cioè sul modo in cui ridistribuire gli oneri derivanti dall”accoglienza dei richiedenti asilo, senza lasciarlo interamente sulle spalle dei Paesi di primo arrivo come avviene oggi.

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