Il 2017 si è chiuso in ripresa, ma primi mesi del 2018 hanno dato segnali meno rassicuranti. Urgente riprendere il percorso di alleggerimento della pressione fiscale e bloccare gli aumenti IVA: trasformerebbe il previsto rallentamento della ripresa in una frenata.
I dati diffusi oggi dall’Istat confermano un quadro macro economico peggiore di quello previsto dal Def. Una revisione in senso negativo del rapporto deficit-Pil di due decimali che, sebbene attesa, potrebbe incidere sugli equilibri dei conti pubblici, riducendo lo spazio di manovra e mettendo un’ipoteca sulla futura riduzione della pressione fiscale, che invece rimane la priorità dell’economia in una fase ancora delicata. Così Confesercenti su Istat.
Il 2017 si è chiuso in ripresa, registrando l’aumento del reddito delle famiglie, dell’occupazione e dei consumi. I primi mesi del 2018 hanno dato, invece, segnali meno rassicuranti. Sebbene il numero di occupati continui a crescere – come confermato proprio oggi dall’Istituto di statistica – nei primi mesi dell’anno le vendite sono tornate a rallentare, così come si è deteriorato il clima di fiducia delle imprese.
In questo scenario, è urgente riprendere il percorso di riduzione della pressione fiscale complessiva, che si è interrotto lo scorso anno. Soprattutto, è fondamentale bloccare lo scatto delle clausole di salvaguardia, che prevedono aumenti IVA già a partire da gennaio 2019. Uno stop promesso da tutte le forze politiche in campagna elettorale e ribadito anche negli ultimi giorni. L’auspicio è che già la istituenda Commissione speciale per il Def riesca a mettere un punto sulla questione, visto l’entità del rischio: l’aumento dell’IVA, infatti, brucerebbe secondo le nostre stime circa 23 miliardi di spesa delle famiglie in un triennio, bloccando ulteriormente la domanda interna e rischiando di trasformare il rallentamento atteso dell’economia nei prossimi anni in una vera e propria frenata.