Governo: grandi manovre fra le forze politiche, ma prima debbono essere nominati i presidenti di Camera e Senato

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Le varie voci e le varie anime del Pd stanno esternando i loro variegati proponimenti, sperando da un lato di poter essere l’ago della bilancia, nonostante la sonora bocciatura da parte degli elettori, ma negando dall’altro qualsiasi collaborazione.

Il ministro della Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, precisa correttamente che «occorre tenere su piani diversi la questione delle presidenze delle due Camere e la formazione del governo. Così vuole il corretto funzionamento delle istituzioni. Per le Camere tutti devono avere come obiettivo quello di arrivare a delle figure che siano di garanzia per tutti, mentre per il governo entra in gioco il rispetto della volontà degli elettori. Un governo Pd-5 Stelle non sta né in cielo né in terra, e neanche uno Pd-centrodestra. Se dopo quanto abbiamo fatto in questi anni per ridare un futuro al nostro Paese, ed io i risultati li rivendico senza esitazioni, gli elettori ci puniscono, è evidente che è mancata una sintonia con le persone in carne ed ossa. Non c’è bisogno di una caccia al colpevole e vanno evitate le chiusure reciproche, l’incomunicabilità all’interno del partito, altrimenti si rischierebbe di mettersi davvero sul piano inclinato di un declino inarrestabile. Con le dimissioni Renzi ha sgombrato il campo da ogni equivoco». Ma una parte non piccola dei maggiorenti Pd non renziani la pensa diversamente e sarebbe è propensa a un accordo con il M5S, che sarebbe gradito al Presidente Mattarella certo più di un accordo con il centrodestra.

Matteo Salvini intanto ha precisato il suo pensiero proprio in merito a questi argomenti: «per le presidenze delle Camere, penso che fare il contrario di quello che gli italiani hanno scelto la settimana scorsa sarebbe una follia, e ci sono due forze politiche che hanno vinto le elezioni, non è difficile capire con chi si ragionerà».

Dietro le quinte infatti si inizia già a cercare accordi innanzitutto per la presidenza delle Camere. Nomi non ce ne sono ancora, ma tra le ipotesi (che anche Berlusconi avallerebbe) ce n’è una clamorosa tirata fuori dal periodico on line sussidiario.net: le due poltrone potrebbero andare ai due leader. Di Maio alla Camera e Salvini al Senato si toglierebbero dall’impasse per Palazzo Chigi e assumerebbero entrambi un ruolo istituzionale che ne limiterebbe parecchio le derive populiste. Un incarico di prestigio e al contempo una gabbia di sicurezza per placare l’ansia delle cancellerie europee. Senza contare che quest’ipotesi potrebbe essere gradita anche a Sergio Mattarella, che avrebbe le mani più libere per l’assegnazione dell’incarico, dopo aver consultato i due leader dei partiti usciti vincitori dalle elezioni e che ricoprirebbero le due più importanti cariche istituzionali, dopo lo stesso Presidente. Sembra un po’ fantapolitica, il primo nodo verrà sciolto abbastanza alla svelta, per il secondo occorrerà aspettare, le consultazioni al Quirinale cominceranno soltanto ai primi di aprile, dopo le vacanze di Pasqua.

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