Calcio, Germania: le spese straordinarie per l’ordine pubblico debbono far carico alle società

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Una novità importante ci viene dalla Germania, una novità che però non consegue a decisioni della politica o delle Autorità sportive, ma da una sentenza dell’Autorità giudiziaria. L’Alto Tribunale Amministrativo di Brema ha infatti accolto la richiesta del Land, che da due anni pretendeva il rimborso di 415 mila euro, spesi nella primavera del 2015 per mobilitare centinaia di poliziotti durante l’incontro di calcio Werder Brema–Amburgo, e ha deciso che dovrà essere la Lega calcio tedesca (Dfl) a pagare in futuro i costi straordinari per la sicurezza, in occasione di partite ad alto rischio.

È una sentenza che potrebbe fare storia, non soltanto in Germania. Pensate se fosse recepita in Italia da qualche giudice creativo quali sarebbero le conseguenze per i club. Il tema se i costi della sicurezza nel calcio debbano essere a carico dei contribuenti, com’è il caso oggi, ovvero dei club, viene discusso da anni in tutta l’Europa. In Italia, per garantire l’ordine pubblico negli stadi, lo Stato fronteggia un esborso di circa 45 milioni di euro l’anno. seimila uomini ogni domenica per garantire l’ordine pubblico e il regolare svolgimento delle partite. In media ogni partita vede schierati 300 poliziotti e carabinieri tra quelli locali e quelli dislocati dai reparti mobili delle principali città. Dal 2014, un provvedimento del governo Renzi, duramente contestato da società e Lega, ha imposto ai club di farsi carico solo di una minima parte (meno del 3 per cento) degli oneri.

La sentenza tedesca apre scenari del tutto inediti. I giudici infatti hanno considerato legittime le richieste delle autorità di Brema, poiché la Lega è co-organizzatrice di una manifestazione votata al profitto e deve necessariamente accollarsi i costi in eccesso, legati a evitare potenziali incidenti, scontri, danneggiamenti all’arredo urbano. È una motivazione che potrebbe incoraggiare ad agire anche altri Land, finora restii a seguire la linea dello scontro frontale con le autorità calcistiche scelta da quello di Brema. Tanto più in una situazione di tagli alla spesa pubblica. «Una buona giornata per chi paga le tasse», ha detto il ministro degli Interni della città-Stato anseatica, Ulrich Maeurer, l’uomo che ha portato la Dfl in tribunale. «Di fronte alla crescente forza economica del calcio professionistico, la sentenza tocca la corda giusta», ha commentato il suo collega della Renania-Palatinato, Roger Lewentz.

La Lega calcio tedesca è in allarme per un provvedimento che potrebbe costare milioni di euro ai suoi club. Il presidente, Reinhard Rauball, ha annunciato di voler fare ricorso presso il Tribunale Amministrativo Federale e di essere pronto eventualmente ad andare fino alla Corte Costituzionale: «La sicurezza pubblica è uno dei compiti fondamentali dello Stato. Causa della violenza non è il calcio, ma quelli che lo usano come occasione per scatenarsi». L’argomento più forte di Rauball è che «la lotta a chi commette violenze non può essere privatizzata, ma deve rimanere compito della polizia». Già, ma nessuno, né i giudici, né il Land, ha evocato l’uso di milizie private contro gli hooligan, tantomeno messo in discussione il monopolio statale della violenza. La sentenza di Brema dice soltanto che è giusto, nel momento in cui una partita richiede la mobilitazione di forze di polizia in aggiunta a quelle impiegate normalmente, che i costi in eccesso siano coperti dai club, i quali dall’evento ricevono lauti guadagni.

Anche in Germania dunque le società, che strapagano i calciatori con ingaggi milionari, non vogliono assolutamente contribuire alle spese per la gestione dell’ordine pubblico, ma si tratta di una questione di equità e di buon senso. La sentenza di Brema sembra aver indicato la via giusta anche al legislatore italiano.

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