Le aziende a guida straniera crescono del 5% all’anno

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cineseLe aziende guidate da stranieri in Toscana sono 52.147. Il dato, relativo alla chiusura del 2015, emerge dall’analisi di Unioncamere Toscana. Nell’ultimo quinquennio il numero è cresciuto ad un ritmo di circa il 5% all’anno (+4,6% nel 2015), e la quota di imprese condotte da imprenditori non italiani ha raggiunto il 12,6%, più della media italiana (9,1%), la più elevata fra le regioni italiane.

La comunità cinese offre il maggior contributo, con quasi 13mila imprese, seguita da quella rumena (poco meno di 8mila), e quella albanese (circa 7.400). Fra le prime dieci nazionalità l’Asia è rappresentata anche da Bangladesh e Pakistan (per un totale di oltre 2.800 persone con cariche), e rilevante è anche la presenza di imprenditori africani, specie della comunità marocchina (6.500) e di quella senegalese (oltre 3mila). Le comunità provenienti da paesi emergenti o in via di sviluppo hanno ridotto, negli anni, soprattutto il peso occupato da paesi avanzati, appartenenti al continente europeo (Germania, Svizzera, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi, Grecia, Spagna, Svezia, Austria) o meno (Stati Uniti, Australia, Canada).

La stragrande maggioranza delle imprese straniere in Toscana sono ditte individuali (83%, oltre 43mila), mentre solo una su dieci è costituita sotto forma di società di capitali (oltre 5mila). Le imprese straniere si distribuiscono a metà fra produttori di beni e produttori di servizi: in quest’ultimo ambito il settore commerciale fa la parte del leone (oltre 15mila esercizi), mentre per quanto riguarda i settori produttori di beni, prevalgono le costruzioni (quasi 14mila, il 27%), e il sistema moda (ottomila, concentrate soprattutto a Prato). Poco più di duemila le aziende agricole.

«La crescita dell’imprenditoria straniera degli ultimi anni rappresenta un fenomeno la cui rilevanza è al tempo stesso economica e sociale», sostiene il presidente di Unioncamere Toscana, Andrea Sereni, secondo cui «la forte crescita delle attività legate ai servizi, in particolare di quelli alla persona, è inoltre indice di un maggior grado di radicamento delle comunità presenti sul nostro territorio; dall’altro lato, l’ancora piccolissima dimensione di molte iniziative imprenditoriali guidate da stranieri e l’elevato turnover cui sono soggette rappresentano un sintomo di fragilità, mentre permangono tuttora molte problematiche legate al rispetto della legalità. Sono tutti fronti su cui occorre continuare a lavorare, ma è altrettanto certo che i flussi migratori con i quali ci confrontiamo richiedono l’attuazione di politiche mirate tanto all’accoglienza quanto alla definizione di percorsi di inserimento, fra cui quelli di supporto all’avvio di un’attività imprenditoriale vedono le Camere di commercio in prima fila».

© RIPRODUZIONE RISERVATA – Toscana24

 

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