Terrorismo: ancora elevato il pericolo di attentati per l’Italia e per l’Europa. La relazione dei servizi d’intelligence

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I Servizi di sicurezza italiani nella Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2017, pongono l’accento sui rischi gravi che ancora corrono il nostro paese e l’Europa a causa di possibili azioni terroristiche, nonostante le disfatte dell’Isis.

ISIS – Il 2017 ha segnato il ridimensionamento territoriale del Califfato, che però potrebbe essere ancora in grado di colpire l’Occidente, ed in particolare l’Europa, con attacchi complessi ad opera di cellule ben addestrate. Quale effetto delle perdite subìte nella roccaforte siro-irachena – evidenzia la relazione – Daesh ha potenziato la propria azione di propaganda a sostegno del jihad individuale, invitando i sostenitori a intensificare ulteriormente gli attacchi sia in Syrak che in altre aree geografiche. Questi appelli hanno provocato iniziative che hanno interessato in modo rilevante anche l”Europa e, più in generale,obiettivi occidentali. I servizi segnalano inoltre la pericolosità di al Qaeda, determinata a riappropriarsi del ruolo di protagonista sulla scena jihadista e ricordano che nel 2017 ci sono stati 18 attacchi terroristici in Europa, la maggioranza in Francia (7) e Regno Unito (5)

TERRORISMO – Per l’Italia la minaccia terroristica resta attuale e concreta, non solo in ragione del ruolo di rilievo che il nostro Paese da sempre occupa nell’immaginario e nella narrativa jihadista, ma anche per la presenza sul territorio nazionale di soggetti radicalizzati o comunque esposti a processi di radicalizzazione. Particolare attenzione è stata riservata al fenomeno dei foreign fighters (specie occidentali, europei inclusi) che negli anni scorsi hanno aderito al jihad raggiungendo i teatri di conflitto, in relazione al concreto rischio di un effetto blowback, ovvero alla possibilità che, una volta rientrati nei Paesi d’origine, essi decidano di passare all’azione.
Più in generale, permane alto il livello della minaccia diffusa e puntiforme, e per ciò stesso tanto più imprevedibile. Si fa riferimento al pericolo rappresentato dagli estremisti homegrown, mossi da motivazioni e spinte autonome o pilotati da ‘registi del terrore. Quanto ai foreign fighters, si è assistito, più che ad un loro ritorno di massa nei Paesi di provenienza, al loro ridispiegamento in altri teatri. È, tuttavia, possibile -viene rilevato- che aliquote di mujahidin europei cerchino di rientrare illegalmente nel Continente, servendosi per lo più di documenti falsi e sfruttando filiere parentali e reti logistiche.

MIGRANTI – Mentre calano gli sbarchi dalla Libia (-34% nel 2017 rispetto a 2016), sono in aumento quelli che originano da Tunisia (+492% ) ed Algeria (+70%). Rispetto agli arrivi dalla Libia, quelli originati dalla Tunisia e dall’Algeria presentano caratteri peculiari: sono entrambi essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi ”occulti”, effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici.
Gli 007 segnalano poi che la netta diminuzione dei flussi provenienti dalla Libia non può ancora dirsi indicativa di una definitiva inversione di tendenza. Ciò – aggiunge – a causa della resilienza e della flessibilità dei network criminali ed anche in ragione del permanere di profili di criticità che potrebbero contribuire ad una ripresa delle partenze alla volta del nostro Paese.
Le migrazioni di massa sono conseguenza di conflitti vecchi e nuovi, ma vengono favorite anche dalla circolazione globale dell”informazione che – portata negli angoli più remoti del pianeta da tablet e smartphone – accresce l”insofferenza verso condizioni di miseria e sopraffazione e veicola come accessibile, grazie alla mediazione di trafficanti senza scrupoli, la prospettiva di una vita migliore slegata dai destini del proprio Paese di origine. Se a questo si aggiunge la capillare opera di propaganda e promozione fatta dalle Ong internazionali si capisce perché gli sbarchi verso l’Italia continuino senza sosta, nonostante gli sforzi di questo Governo di ridurre gli effetti della politica praticata finora.

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