Inps: Corte dei Conti chiede defenestrazione di Boeri. Nel 2016 passivo di 6,22 miliardi, patrimonio azzerato

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Il risultato economico d’esercizio dell’Inps nel 2016 è stato negativo per 6,22 miliardi. Lo scrive la Corte dei Conti nella Relazione sulla gestione finanziaria dell’istituto precisando che «il susseguirsi di risultati economici negativi si riflette sulla progressiva erosione del patrimonio netto che si attesta a fine esercizio su un importo di poco meno di 78 mln e che passa in territorio negativo in sede di assestamento del bilancio di previsione 2017».

Con queste premesse la Corte dei Conti ribadisce la necessità di mettere a punto una riforma della governance dell’Inps e chiede al nuovo Parlamento di metterla in agenda. In poche parole chiede di buttar fuori il bocconiano presidente Boeri, primo responsabile del disastro economico.
«Resta attuale – scrive la Corte nella Relazione sulla gestione finanziaria dellâ€Inps – la necessità di una riforma della governance dell’Inps che parta dalla revisione di funzioni e compiti dei tre principali organi – di indirizzo e vigilanza, di rappresentanza legale dell’ente, di indirizzo politico-amministrativo – che, insieme al direttore generale, compongono quel particolare assetto duale disegnato dal legislatore per gli enti previdenziali pubblici». La riforma del sistema di governo dell’Istituto del 2010 di accentramento nella figura del presidente dei compiti prima spettanti al Cda, sottolinea la Corte, «non si è mostrata sufficiente a conferire all’Istituto migliore equilibrio, in particolare, nei rapporti con il Civ. Con lo scioglimento delle Camere, il percorso di riforma si è interrotto. Appare auspicabile – conclude – che esso trovi nella nuova legislatura un rinnovato impulso».

Anche i sindacati partono all’attacco: «La Corte dei Conti conferma quanto ripetutamente sostenuto dalla Uil in questi anni: che la concentrazione di tutti i poteri al presidente dellâ€Inps non si è mostrata sufficiente a conferire all’Istituto migliore equilibrio. È la conferma che un uomo solo al comando del più grande ente previdenziale europeo non ha prodotto risultati positivi». E’ quanto dichiara Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, sottolineando che «c’è una chiara responsabilità delle forze politiche che non hanno affrontato con tempestività questo problema a fronte dei ripetuti e reiterati inviti delle Parti sociali».

In realtà alcuni esponenti della maggioranza, a cominciare dal ministro del welfare Poletti per finire al presidente della Commissione lavoro Cesare Damiano, entrambi Pd, hanno più volte richiamato all’ordine l’aspirante politico (non eletto da nessuno) Tito Boeri, che, invece di rimettere a posto i conti dell’Istituto, sproloquiava enunciando proposte e teorie di carattere sociologico e politico, invadendo il campo di competenza altrui. Soltanto Matteo Renzi ha continuato a difenderlo, tenendolo al suo posto, e già questo è significativo.

Adesso speriamo che Boeri paghi il conto di quanto non ha fatto per risanare previdenza e assistenza, dividendo nettamente i due settori, e anche di quanto ha impropriamente fatto scagliandosi contro intere categorie di pensionati, che sarebbe stato suo preciso dovere tutelare. Dio ci scampi e liberi dai bocconiani che pretendono di fare politica, ne abbiamo avuto in passato eloquenti esempi.

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