Fiat, Paolo Fresco: «Agnelli mi disse, quando sarò morto venda»

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Paolo Fresco, anche cittadino di Fiesole, ma soprattutto ex manager Fiat, presidente del gruppo torinese e numero due di General Electric, in un’intervista al Corriere della Sera ripercorre la sua storia, soprattutto i suoi anni in Fiat. Racconta: «Da decenni ero in adorazione di Gianni Agnelli, e lo ero ancora negli anni Novanta, quando divenni il secondo manager più importante al mondo. Anzi, per alcuni mesi fui il più potente: Jack Welch, presidente di General Electric, dovette cedermi temporaneamente le redini per un intervento cardiaco. Ma Agnelli era inarrivabile: non erano i soldi, non era il potere, era la sua vita inimitabile». Ed ecco ci al punto chiave della rivelazione: «Proposi all’Avvocato di vendere Fiat Auto. ‘È la cosa giusta’ disse,’ma il nonno si rivolterebbe nella tomba. Lo faccia quando sarò morto’. Testuali parole: ‘Per ora cerchi un’alternativa che sia progressiva’».

Paolo Fresco va avanti e ricorda ricorda anche il suo rapporto conflittuale con Umberto Agnelli e spiega perchè ha donato 25 milioni per la cura del Parkinson: «No, la Fiat l’ha salvata Sergio Marchionne. Diciamo che io gli ho fornito uno strumento efficace. Quando la nostra posizione sul mercato si deteriorò, Marchionne negoziò la rinuncia alla clausola ottenendo in cambio una penale salatissima e la restituzione gratuita del 20% delle azioni. Avrei tentato di farlo anch’io, ma l’Avvocato era morto e avevo ritenuto opportuno dimettermi».

Ernesto Giusti

 

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