Massa, turbativa d’asta: investigatori registrarono passaggio mazzetta. Un giudice la portò al commercialista

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Secondo le ultime informazioni, la procura di Massa Carrara stava già indagando, per reati contro il patrimonio, su Roberto Ferrandi (il commercialista di Carrara agli arresti per turbativa d’asta e corruzione) quando, a dicembre 2015, nel suo studio professionale arrivò il giudice Roberto Bufo, (anche lui finito nell’inchiesta della procura di Genova e arrestato) per consegnargli una mazzetta di denaro. La scena fu ripresa da una micro telecamera che gli investigatori avevano piazzato nello studio del Ferrandi e la conversazione registrata con una cimice.

«La somma – ha detto il sostituto procuratore di Massa, Alberto Dello Iacono, titolare del filone d’inchiesta rimasto nella città toscana – servì a saldare un precedente favore. Grazie a Ferrandi, infatti, Bufo si aggiudicò la proprietà di un edificio residenziale a Villafranca in Lunigiana, finito all’asta, corrispondendo 23 mila euro, a fronte di una stima di 84 mila, per poi rivenderlo a circa 58 mila euro. La mazzetta fu la ricompensa per l’intermediazione portata a termine». La procura di Massa pensò si trattasse di un semplice caso di corruzione, ma un mese dopo Bufo e Ferrandi si incontrarono ancora e il giudice si organizzò col commercialista delegato alle vendite giudiziarie al tribunale civile di Massa, per continuare a «fare mercimonio delle proprie funzioni di magistrato di Pisa». Per questo gli atti passarono alla procura di Genova, competente riguardo fatti riguardanti un magistrato del distretto della corte d’appello di Firenze, e l’inchiesta si divise in due filoni.

Secondo le accuse della procura di Massa Carrara, Roberto Ferrandi, delegato alle vendite nelle esecuzioni immobiliari del tribunale di Massa, ora agli arresti per turbativa d’asta e corruzione, «sistematicamente turbava pubblici incanti». Il modus operandi del commercialista di Carrara, sotto inchiesta anche a Genova, è stato descritto minuziosamente in una conferenza stampa alla procura di Massa, alla quale hanno partecipato il procuratore Aldo Giubilaro e il sostituto Alberto Dello Iacono, titolari del filone massese dell’inchiesta. Ferrandi, secondo l’accusa, intesseva rapporti con i debitori esecutati, ovvero con persone verso le quali era stato effettuato un pignoramento forzato dei beni, e li metteva in condizioni di riappropriarsi del loro bene, facendolo acquistare all’asta da un parente o da un prestanome. Così, in cambio di mazzette, il debitore tornava in possesso del bene che gli era stato pignorato. Ferrandi, inoltre, «concordava la data più utile per la gara di vendita dell’immobile, facendo andare deserti i primi incanti, in modo da far ottenere l’aggiudicazione a un prezzo più favorevole; rivelava informazioni riservate sull’assenza di interessati all’acquisto, omettendo gli avvisi di asta presso il luogo in cui si trovava l”immobile in questione, per non suscitare l’interesse di potenziali offerenti e, infine, assicurava al prestanome del debitore esecutato assistenza materiale per la redazione della documentazione necessaria a partecipare all’asta». Il commercialista di Carrara, spiega sempre la procura, si faceva promettere in cambio somme di denaro. Dieci gli incanti su cui il pm sta indagando, due gli episodi turbati dal Ferrandi al momento accertati: il primo riguarda 16 lotti di un terreno, il secondo un complesso immobiliare, formato da più appartamenti di civile abitazione.

 

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