La nuova protezione civile, un passo avanti rispetto al passato

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Come succede spesso leggi importanti vengono approvate in fretta e furia a fine legislatura, con tutti gli inconvenienti e le lacune dovute alla fretta. Speriamo non sia accaduto così per la nuova legge di protezione civile, della quale non è ancora stato diffuso il testo. Si sa che consta di 50 articoli, sarà una specie di nuovo testo unico e coinvolgerà strutture centrali, locali, volontari e cittadini.

Una novità importante per l’efficacia dei primi interventi è quella di mettere a disposizione subito della catena di comando della struttura i soldi necessari non solo per intervenire, ma anche per risarcire i danni più urgenti. Non sarà più necessaria la conta dei danni per avere gli aiuti economici. Questo passaggio applicato al recente, lunghissimo e intermittente terremoto avrebbe permesso di non avere inutili perdite di tempo e soluzioni inadeguate come le tende a ridosso dell’inverno.

Si restringe anche la durata dell’emergenza. Le nuove disposizioni porteranno il limite dello stato d’emergenza a 12 mesi, un termine rinnovabile alla scadenza solo per un altro anno. Questo perché difficilmente i fenomeni naturali hanno scadenze di appena novanta giorni o possono durare per sempre.

Importante, come detto, la carta che regolamenta i comportamenti delle popolazioni colpite da eventi catastrofici e quelli di volontari, generosissimi, ma spesso molto scoordinati, non certo per colpa loro. Il decalogo si chiama dei diritti e doveri e prevede anzitutto il diritto della popolazione di essere informata nel dettaglio di cosa stia accadendo. Ma accanto a questo dovere dei soccorritori d’informare, c’è il dovere di rispettare quanto viene imposto in questi casi.

Fra i 50 articoli alcuni sembra siano dedicati al rafforzamento del ruolo dei prefetti e dei vigili del fuoco. Obiettivo: avere un quadro chiaro di compiti e responsabilità, nel rispetto delle competenze che in materia hanno enti locali e autorità centrali, così da evitare il corto circuito negli interventi di prevenzione, allerta e primo soccorso.

Le funzioni di indirizzo politico nazionale spettano alla presidenza del consiglio dei ministri, a sindaci e presidenti di regione per le articolazioni di propria dipendenza. In occasione di eventi emergenziali che richiedono più interventi, nonché quelli di rilievo regionale o nazionale, il coordinamento spetta al prefetto che promuove l’adozione dei provvedimenti necessari sul territorio e vigilia sull’attuazione dei servizi urgenti, anche di natura tecnica.

Il corpo nazionale dei vigili del fuoco diventa il braccio operativo del dipartimento di protezione civile. Oltre ai vigili del fuoco, che già lo erano, diventano strutture operative nazionali le forze armate, di polizia, gli enti di ricerca. Questo vuol dire estromettere dall’attività di protezione civile il ministero dell’interno, che agirà soltanto per il tramite di prefetti e vigili del fuoco.

Concorrono alle attività di protezione civile anche gli ordini e i collegi professionali. Deve essere assicurata, precisa il decreto, la partecipazione dei cittadini «al processo di elaborazione della pianificazione di protezione civile».

Per dare il giusto risalto alla partecipazione dei cittadini, si regolamentano le attività di volontariato organizzato, definendo in maniera chiara i gruppi comunali di protezione civile e introducendo la responsabilità del cittadino rispetto alle indicazioni date dalle autorità di protezione civile ai diversi livelli. I cittadini, sulla base delle indicazioni ricevute dai centri autorizzati, debbono attuare misure di autoprotezione, adeguarsi a determinati comportamenti, dettate soprattutto dal buon senso. I volontari debbono essere preparati ad agire in situazioni sempre diverse. Spiega il capo del Dipartimento Angelo Borrelli: «Per la prima volta si parla anche di doveri dei cittadini i quali, in presenza di situazioni a rischio, devono sapere come comportarsi».

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Tutto sembra bello, tutto sembra chiaro, è chiaro soprattutto l’intento del dipartimento di protezione civile di monopolizzare, più di quanto non sia accaduto in passato, le gestione delle emergenze, diminuendo l’influenza e l’ingerenza di sindaci, enti locali e regioni, e ritornando ad accentrare responsabilità e competenze. Potendo contare su referenti e bracci operativi periferici efficienti e validi come prefetture, Forze dell’ordine e vigili del fuoco.

Vedremo, quando il sistema sarà messo a punto e quando soprattutto saranno pubblicate le norme per intero, quale risulterà il quadro complessivo, ma soprattutto quale sarà l’applicazione pratica conseguente alla nuova organizzazione.

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