Pensioni: sindacati all’attacco dell’aumento dell’età a 67 anni

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I sindacati confederali all’attacco delle determinazioni Istat sull’aumento dell’età pensionabile. Non vogliono saperne di portarla a 67 anni per tutti nel 2019. Stop all’aumento automatico dell’età pensionabile e via in tempi rapidi al confronto sulla revisione del meccanismo tenendo conto anche delle diversità nelle speranze di vita e della gravosità dei lavori.

Sono i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Roberto Ghiselli, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti in una nota a commentare i dati Istat che hanno certificato l’aumento di 5 mesi nelle speranze di vita del 2016 sul 2013 con cui è possibile alzare automaticamente l’età di accesso alla pensione a 67 anni dal 2019.

«Non tutti i lavori sono uguali, il Governo mantenga fede agli impegni assunti nell’intesa del 28 settembre 2016. L’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita comporta conseguenze preoccupanti in un mercato del lavoro caratterizzato da un’elevata disoccupazione sia giovanile che over 50, e in cui sono ancora evidenti le ferite causate dall’aumento repentino dei requisiti pensionistici dovuto alla legge Monti-Fornero, che ha creato il drammatico fenomeno degli esodati», dicono ad una voce sola Cgil, Cisl e Uil perplesse anche sull’assoluta esattezza delle stime fornite dall’Istat.
«In più di un’occasione l’Istituto ha rettificato misurazioni prodotte anche con notevoli oscillazioni, come nel caso del Pil lo scorso giugno’, spiegano ricordando l’adeguamento automatico dell’età
pensionabile all’aumento di cinque mesi dell’aspettativa di vita, certificato oggi dall’Istat, porterebbe l’età pensionabile degli italiani a 67 anni, requisito che, a normativa vigente, si sarebbe dovuto raggiungere, nel 2021. Quindi, proseguono, non si tratta, come affermato scorrettamente da alcuni professori e esponenti delle istituzioni, di minare la tenuta finanziaria del sistema previdenziale
ma, al contrario, di garantirne nel tempo la sostenibilità anche sociale. Occorre ricordarsi – concludono Ghiselli, Petriccioli e Proietti – che dietro i numeri e gli automatismi esistono persone e storie lavorative, anche per prevenire e limitare i rischi di malattie ed infortuni professionali connessi all’aumento dell’età, e sarebbe molto grave ignorarlo».

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