Terrorismo: 156 morti in due anni per attacchi della Jihad, colpita mezza Europa

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Le vittime degli attentati ad opera di fanatici della jihad in Europa, fra il 2016 e il 2017, sono salite a 156. La strage di Barcellona e la strage tentata a Cambrils (un unico «disegno criminoso»), gli assalti di Turku e Wuppertal sono l’ottavo episodio maturato in Europa nel giro di un anno con esiti diversi, ma lo stesso obiettivo: avvertire gli occidentali che non vivranno mai più in pace.

Facciamo una rapida carrellata: il 14 luglio 2016, 86 vittime a Nizza; 26 luglio, un sacerdote quasi novantenne a St. Etienne du Rouvrai; il 19 dicembre 12 vittime a Berlino (totale 2016, 99); il 7 aprile 2017 12 vittime a Stoccolma; il 20 aprile 1 a Parigi; il 22 maggio 22 a Manchester; il 3 giugno 5 a Londra; il 28 luglio 1 a Amburgo; il 17 agosto 13 a Barcellona, 2 a Turku, una a Wuppertal (totale 57).

E’ ora dunque che i governi (e soprattutto gli intellettuali e i politici di sinistra) europei, oltre che affermare, in parte giustamente, soltanto l’ineluttabilità e l’inevitabilità delle stragi islamiche, come ha fatto proprio ieri lo scrittore spagnolo Ildefonso Falcones, comincino a combattere seriamente il fenomeno senza indulgere alle logiche dell’accoglienza e integrazione (a senso unico) a ogni costo. Qualcuno, come il sottosegretario Nencini, ha rivalutato oriana Fallaci, che – esecrata da tutti i benpensanti – aveva avvertito in tempi non sospetti del pericolo costituito dall’Islam per la civiltà occidentale.

La Jihad ha colpito quasi tutti i paesi europei, anche quelli considerati meno attaccabili come la Svezia e la Finlandia, ma ha concentrato la sua attività soprattutto contro Francia, Spagna, Inghilterra, Belgio e Germania. Per motivi di carattere oggettivo (sono i paesi finora a maggior presenza islamica) e storico.

L’Italia è finora rimasta immune, come spiega anche Bruno Vespa in un articolo sul Mattino di Napoli, per la bravura dei suoi servizi d’intelligence e delle Forze dell’ordine, ma è stata anche più fortunata. Il furgone sulle Ramblas sembrerebbe un episodio classico di un terrorismo che può colpire chiunque e dovunque. In Italia si è cercato di fare prevenzione, da tempo le strade di grande affluenza nelle grandi città sono presidiate da blocchi stradali, cosa difficile da realizzare però in tutte le località di villeggiatura. Come è difficilissimo difendersi da un improvvisato accoltellatore come quello di Turku, in Finlandia. Ma noi sembriamo complessivamente più attenti e organizzati.

Ma c’è un altro fattore, forse quello decisivo, che ha consentito finora al nostro paese di restare immune da attacchi sanguinosi. L’Italia è un punto di passaggio importante per i jihadisti di ritorno.Tra kamikaze e complici, sono almeno 9 i terroristi transitati in Italia, legati agli attentati degli ultimi due anni in Europa. In Italia si arriva, si viene accolti, si trova anche un riparo logistico e si riparte. Come è successo a Bari. La conversazione tra un infiltrato dei servizi danesi e degli estremisti islamici (pubblicata dal quotidiano Politiken) avvenuta un mese prima degli attentati di Parigi è inquietante: «Fratello non prendere l’aereo, è pericoloso. Passa dalla Grecia e dall’Italia, dal porto di Bari». Porto da cui è passato due volte (il 1° e il 5 agosto 2015) Salah Abdeslam, una delle menti delle stragi di Parigi e Bruxelles. In pochi mesi, dall’estate del 2015, Salah ha viaggiato in Belgio, Italia, Grecia, ancora Italia, Austria, Ungheria, Belgio, infine a Parigi per partecipare agli attentati del 13 novembre e poi fuggire in Belgio, dove sarà arrestato mentre preparava gli attentati del 22 marzo. Aveva fatto anche rifornimento in una stazione di servizio nella zona di Como.

In Italia, nel Bresciano, aveva vissuto dal 2007 al 2014 Mohammed Lahlaoui, uno dei presunti jihadisti arrestati in Germania dopo gli attacchi di Bruxelles e in contatto con i fratelli kamikaze el Bakraoui. Anche Anis Amri, il terrorista tunisino autore della strage di Berlino, aveva scelto il corridoio italiano, sbarcando a Lampedusa, per poi venire bloccato e ucciso a Sesto san Giovanni. Sempre dall’Italia, ma da Ventimiglia, era passato il terrorista di Nizza, Mohamed Lahaouiej BouhleL. Infine Driss Oukabir – fratello di Mousa, sospettato di essere il conducente del furgone della strage di Barcellona – era stato in Italia nell’estate 2014, ospite per alcuni giorni di una donna di Viterbo che aveva conosciuto in precedenza in Spagna.

Le ultime notizie ci informano che sui siti della Jihad sono apparse minace di attacchi anche all’Italia, Erano già apparse anche in passato, ma comunque teniamoci pronti, niente può essere escluso di fronte al fanatismo del terrore.

 

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