Sicurezza: i rischi della circolazione dei treni nella galleria AV Firenze – Bologna

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La grande stampa ha riportato, senza particolare evidenza, due episodi che dovrebbero invece far riflettere le Ferrovie e le Autorità preposte alla sicurezza-protezione civile delle province di Firenze e Bologna. Due treni, uno delle Ferrovie, l’altro di Nuovo trasporto viaggiatori, sono rimasti bloccati per un guasto nella galleria AV Firenze-Bologna con scene di panico fra i viaggiatori chiusi all’interno di carrozze infuocate, alcuni senz’acqua, bloccati addirittura per tre ore e costretti a scendere sui binari per respirare e sopravvivere, con evidenti pericoli per la sicurezza. La locomotiva d’emergenza (sic) è arrivata dopo tre ore. Insomma un’organizzazione deficitaria al massimo.

Molti ricorderanno che quando fu presentato il progetto del tunnel AV della linea citata ci furono polemiche e processi per il disastro ambientale annunciato dalle associazioni ambientaliste, in particolare per i danni alle risorse idriche, ma quasi nessuno si preoccupò della sicurezza dei viaggiatori in una galleria che sostanzialmente è lunga circa 80 km con una sola interruzione, breve, nel mezzo.

Soltanto il ministero dell’interno e le due prefetture di Firenze e Bologna predisposero, con la collaborazione delle Ferrovie, il piano di sicurezza, obbligatorio per questo tipo di gallerie. Furono organizzate all’epoca grandi esercitazioni, poi ripetute nel tempo, con esibizioni di uomini, mezzi e soccorsi giunti tempestivamente sul posto, in aiuto di gente tranquillissima che non era pressata da nessuna emergenza. Ma quando si è trattato di situazione di pericolo concreta le cose non sono poi andate così bene, segno che prefetti ed esperti dell’epoca forse avevano sottovalutato qualche dettaglio.

L’Associazione Idra, composta da volontari che da sempre si sono battuti contro l’AV e i danni provocati dalle nuove linee, ha emesso un comunicato che riassume i problemi, da tempo denunciati e ancora esistenti, per quel tratto di linea ferroviaria:

«Le prime richieste di verifica delle condizioni di rischio connesse alla realizzazione dei progetti di Alta Velocità ferroviaria nel supertunnel lungo la dorsale appenninica fra Firenze e Bologna risalgono al 1996, quando a un quesito posto dal Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro i progetti di alta velocità (oggi Associazione di volontariato Idra) i Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco di Firenze e di Bologna risposero di non conoscere i progetti della tratta. Eppure 60 dei 66 km di tracciato si sviluppano in galleria, e per giunta in terreni idrogeologicamente instabili!

Quelle preoccupazioni – legate alle condizioni di sicurezza dei lavoratori – furono quindi oggetto di segnalazione formale al Ministro dell’Interno Giorgio Napolitano e al Sottosegretario Franco Barberi nel 1997, quando ancora mancavano 12 anni al completamento dell’opera.

Quando poi, nel luglio del 1998, venne chiamato ad esprimere il proprio parere sulla interconnessione della tratta AV col Nodo di Firenze, il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze ing. Domenico Riccio scrisse nero su bianco, a proposito della configurazione dell’opera in costruzione sotto l’Appennino, che “si nutrono seri dubbi sulla rapidità ed efficacia dei mezzi di soccorso”. Nel tunnel fra Firenze e Bologna, infatti, era stata adottata la tipologia costruttiva denominata “galleria monotubo a doppio binario” priva di tunnel di servizio, con finestre intermedie poste a distanza reciproca di 6-7 km. “Nel caso di gallerie con finestre intermedie – si legge nel parere del Comando fiorentino –non è possibile avvicinare i mezzi di soccorso, inviati in appoggio al mezzo intermodale, in zone prossime all’incidente. Tali mezzi infatti potranno raggiungere il punto di innesto delle finestre con la galleria di linea, ad una distanza dal luogo dell’incidente, nella peggiore delle ipotesi, di circa 3,5 km”.L’attenzione si estendeva dunque al tema della sicurezza dei futuri passeggeri. I Vigili del Fuoco di Firenze premettevano esplicitamente inoltre, nella stessa nota, che agli atti del Comando non esisteva alcun parere relativo alla tratta Castello-Bologna: confermavano così di non essere stati consultati al momento della progettazione.

Quanto è accaduto sul Freccia Rossa nella galleria sotto Monte Morello, se rivela un’apparente macroscopica impreparazione nel gestire situazioni di ordinaria emergenza, è ben poca cosa al cospetto di quanto potrebbe avvenire se si verificassero, in quei 60 km di gallerie privi del tunnel parallelo di soccorso fra Firenze e Bologna, episodi di più importante emergenza, come quelli che potrebbero derivare da incidenti fra convogli o da circostanze più gravi.

Nei tredici anni che sono stati necessari per realizzare la tratta in questione (il primo cantiere fu aperto nel luglio del 1996, mentre l’inaugurazione ebbe luogo a Bologna nel dicembre 2009), Idra ha raccoltotestimonianze autorevoli e qualificate a conferma della ragionevolezza dei dubbi sulla sicurezza intrinseca dell’opera, e ne ha informato puntualmente (apparentemente invano) tutte le autorità istituzionali competenti, centrali e locali. Alla grande opera TAV, che ha visto lievitare in maniera esponenziale i costi economici (integralmente pubblici), quelli ambientali (seccate sorgenti, pozzi e torrenti in maniera irreversibile nel verde Mugello) e quelli sociali (economie locali montane, agricole e zootecniche compromesse), sono venuti a mancare invece i fondi per quello che il comune buon senso richiederebbe come ovvio prerequisito progettuale: la disponibilità di una galleria parallela di soccorso.

Oggi che le cronache attestano livelli di inadeguatezza clamorosa (una sosta durata tre ore trascorse senza luce, senza aria condizionata, senza generi di conforto, senza assistenza, con bagni inagibili e il rifugio momentaneo sulla banchina) a fronte di condizioni largamente prevedibili, come quelle di un banale guasto al motore in galleria, Idra – parte civile nei procedimenti penali della Procura di Firenze a carico dei costruttori della tratta appenninica TAV e parte ad adiuvandum nel procedimento della Corte dei Conti per danno erariale – conferma la propria disponibilità a mettere a disposizione dell’autorità giudiziaria e delle associazioni di tutela dei diritti degli utenti la copiosa documentazione trasmessa alle autorità dal 1996 in poi: dai Comuni interessati alla Regione Toscana, dalle Agenzie agli Osservatòri ambientali, dai Ministri ai Premier, dal Quirinale all’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie.

A beneficio di quanti intendano approfondire la materia, si segnala che buona parte di questa documentazione è comunque disponibile agli indirizzi http://www.idraonlus.it/ e http://www.idraonlus.it/vecchiosito/ultimi.htm sul sito web dell’Associazione Idra: per accedervi sarà sufficiente una ricerca con le parole chiave “tunnel” o “sicurezza”.

Una descrizione esauriente del tema ‘sicurezza’ è in ogni caso scaricabile alle pagg. 19-25 del Libro Bianco (http://www.idraonlus.it/vecchiosito/1-6-’09,%202.htm) trasmesso da Idra il 14 settembre 2006 ai Ministri dei Trasporti Alessandro Bianchi, delle Infrastrutture Antonio Di Pietro e dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.

Associazione di volontariato Idra»

Abbiamo voluto pubblicare integralmente questo comunicato, completo di documentazione molto interessante, perché il fatto sembra quasi completamente ignorato dai mass media e, almeno ufficialmente, dalle autorità competenti che non hanno dato segnali apparenti di interventi di controllo a rimedio di questa paradossale situazione. Sarebbe opportuno far tesoro di questi avvertimenti, senza attendere che, come al solito, sia necessario qualche incidente più grave per correre ai ripari.

 

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