Calcio storico: Bianchi 6-Rossi 5 e mezza. Finale da cardiopalma. Ma i calcianti hanno onorato Fiorenza (Foto)

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Finale bellissima. Anche se capace di provocare l’aritmia a tutti. Pensate: a una manciata di secondi dalla fine i Rossi, dopo una gran rimonta, stavano vincendo per cinque cacce e mezza a cinque. Questione di attimi, cuori in gola da una parte e dall’altra, pallone che rotola sulla sabbia e sulla pelle dei calcianti coperta di sangue e di sudore. Lorenzo Ardito, nipote di Gaetano, pugile che portò la corona europea in San Frediano, riesce a rimettere le mani su quella benedetta o maledetta sfera. Ha già fatto due cacce che potrebbero non essere servite a niente. Vede la caccia rossa, stringe i denti, forse chiude anche gli occhi: però tira. Il pallone va verso la balaustra, rimbalza sulla sabbia e, beffardo, s’infila in caccia davanti alla curva rossa. Con la tifoseria di Santa Maria Novella che piange dopo aver esultato fino a un attimo prima, quando credeva di aver vinto dopo una strepitosa rimonta. Invece è quel pallone irriverente che decide, dopo un rimbalzo e l’altro.La bandiera di Santo Spirito nella curva dei Bianchi (Foto Palinko/Gilda)

ESALTANTE – Ecco come si è materializzata la vittoria dei Bianchi. Sofferta fino all’inverosimile. Però anche meritata. Nello stesso modo, con gli stessi rimbalzi della sfera e gli stessi spasmi coronarici, hanno perso i Rossi. In vantaggio nei primi minuti, poi finiti addirittura sotto di 4 cacce a una mezza, quindi autori della gran rincorsa. Lasciatemi ribadire il concetto: una finale strepitosa, capace di onorare Firenze e il calcio storico, dopo la bruttissima pagina di domenica 11 giugno, con gli arbitri presi a calci e pugni, con un calciante che non volle uscire e le conseguenti, pesantissime, decisioni della commissione giudicante a carico degli Azzurri. Stavolta Bianchi e Rossi sono stati protagonisti di una partita esaltante, ben giocata anche tatticamente e non violenta. Almeno per quanto possa non essere violenta la rievocazione di una partita di un tempo antico, quando si giocava a palla per allenarsi a fare la guerra anche lottando corpo a corpo.

Lo schieramento del corteo con il pallaio (Foto Palinko/Gilda)

ORLANDO – Magnifico messere un ministro, Luca Lotti, non troppo applaudito. Ovazione, invece, per le ragazze della Fiorentina campioni d’Italia e vincitrici della Coppa Italia. Applausi anche per un calciante bianco bravissimo, che purtroppo no c’è più. Si chiamava Massimo Orlando ed era bravissimo: uno che sapeva primeggiare senza fare a botte. Semplicemente giocando. E proprio ricorrendo al gioco e a una tattica assai intelligente, ispirata dal capitano-allenatore Dimitri Rocchi, i Rossi sono riusciti a partire con il piede giusto. Difficile per i Bianchi far breccia. Tanto che il primo tentativo di tiro è da lontano e finisce alto: messa caccia rossa. Seguita da quella che, nel calcio moderno, si chiama ripartenza: pallone conquistato dai Rossi, ben difeso da Baggiani che arriva a metterlo dentro. Una caccia e mezza a zero. I Bianchi si sentono frustati. Tornano in mente le cacce subìte nella partita con gli Azzurri, poi vinta a tavolino. Bisogna serrare i denti e trovare il modo di andare dentro.

L’esultanza dei Bianchi dopo una vittoria assai sofferta (Foto Palinko/Gilda)

VALLERO – Rocchi è bravo a far sbarrare ogni varco, ogni possibile corridoio. Ma fra i Bianchi c’è un regista dall’intelligenza finissima: Valleri detto il Vallero. Che tiene il pallone e costruisce il gioco. Vicino a lui si muove bene Marco Rizzi. Che poi viene espulso. Esce senza far storie, così come il rosso Alex Marin. Lorenzo Ardito, il nipote di Gaetano, capisce che bisogna agire senza sbagliare. Vede lo sbarramento e il mulinare di mani e piedi dei Rossi. Allora sente di avere la mano sicura e lascia partire una saetta precisa da quasi metà campo. Un tiro alla Bernardeschi? Più o meno così. Il pallone entra. Siamo al 20′. Rossi sempre avanti: una caccia e mezza a una. Ma sale in cattedra James, l’inglese, abituato a lottare nelle gabbie. Un gigante incrollabile a fare sponda alle giravolte dl Vallero. Che pochi minuti dopo mette in condizioni Lorenzo Ardito di raddoppiare.

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RIBALTONE – Bianchi avanti. E capaci di triplicare con Giacomo Mattoni. Che prima segna la terza caccia e, qualche istante dopo, si trasforma miracolosamente in portiere parando una conclusione rossa che sembrava non avere ostacoli. Quindi sale in cattedra Raffaele D’Eligio: quattro cacce a una e mezza. Partita finita qui? No, i Rossi reagiscono. Segna Gherdovich. Quattro a due e mezza. E riecco D’Eligio: cinque a due e mezza. Ora è fatta? No: arriva l’incredibile ribaltone. Due volte in caccia Marri. Cinque cacce i Bianchi quattro e mezza i Rossi. Gli ultimi minuti fanno salire l’intensità del gioco e la pressione arteriosa a tutti. Due minuti alla fine: Fattori scatta deciso e la butta dentro. Rossi in vantaggio. Ma i Bianchi, forti di una grande tradizione e di una capacità di non mollare mai che in Oltrarno è proverbiale, mantengono nervi saldi e testa lucida. E quando mancano pochissimi secondi al colpo finale di colubrina, Lorenzo Ardito si dimostra campione all’altezza dello zio: fa partire quel tiro che va dentro. Controribaltone. Bianchi 6 e Rossi 5 e mezza. I Bianchi esultano: i campioni restano loro. Rossi mogi, ma sanno di aver giocato una straordinaria partita. Emozionantissima. Capace di onorare davvero il calcio storico e Fiorenza nel giorno dedicato al San Giovanni Battista. Dopo la figuraccia di due settimane fa davanti a Batistuta.

Sandro Bennucci

 

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