Governo: vento di crisi per i voucher. Mdp minaccia di togliere il sostegno

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Fuori dalla maggioranza, crisi di governo. Tornano con queste espressioni, che infiammano il dibattito nella maggioranza sul tema dei voucher, i segnali di instabilità che potrebbero anticipare la fine della legislatura. Di voto a settembre o ottobre si parla sempre più apertamente nel dibattito politico, in relazione all’accelerazione impressa da Matteo Renzi sulla legge elettorale, con l’accordo, sembra, di Berlusconi e dei grillini. Ma lo scontro nella maggioranza sulla manovrina potrebbe essere il casus belli o quantomeno costituire per i renziani la prova provata che con queste continue fibrillazioni non ha più senso andare avanti.

I fatti, dunque. Il Pd ha fatto approvare in Commissione alla Camera i nuovi strumenti che andranno a sostituire i voucher: un libretto famiglia alla francese – spiega Ettore Rosato – e un nuovo contratto di lavoro per le prestazioni occasionali per le piccole imprese. A dispetto delle voci su una mediazione del governo e nonostante la contrarietà degli orlandiani, espressa da Cesare Damiano, Renzi è determinato ad andare avanti. E così i bersaniani di Mdp annunciano lo strappo. «Il Pd ha deciso di far cadere il Governo», accusa Arturo Scotto. Il capogruppo Francesco Laforgia annuncia: «La misura è colma. Usciremo dalla maggioranza».

Alla Camera un voto di Mdp contro la fiducia non è determinante, ma al Senato può far cadere il governo (a meno che non ci sia un soccorso di Ala). Dunque, il passaggio è assai delicato. «Escludo che Mdp faccia cadere il governo sulla manovra di stabilizzazione richiesta dall’Europa – dice Rosato incalzando gli ex compagni di partito – sarebbe irresponsabile e spiace che questa polemica avvenga nel giorno del G7». A infiammare lo scontro arriva la richiesta di Ap (che è sugli scudi anche sulla legge elettorale) di estendere al contrario le nuove norme a tutte le imprese. E si smarca dal Pd anche la minoranza orlandiana (che però non farà mancare il suo voto sulla fiducia). C’è chi non esclude una mediazione in extremis del governo. Ma i Dem spiegano che Renzi non intende cedere ai ricatti della sinistra, che «da mesi vota contro la maggioranza. Si assumano la responsabilità di far cadere il governo, è la sfida del Pd a Mdp, che ha sempre dichiarato di voler arrivare a fine legislatura e dunque alla fine al Senato sui voucher potrebbe non dire no ma astenersi.

Comunque andrà, sottolineano i renziani, questo è un ulteriore segnale del fatto che è urgente tirare subito – entro luglio – le somme sulla nuova legge elettorale e poi andare alle urne. A favore sono la Lega e M5s, che con Luigi Di Maio dice che si può votare il 14 settembre (ma ottobre sarebbe la finestra più quotata) e c’è chi ipotizza che a questo scopo possa essere anticipato il varo della manovra. Ma l’esito del confronto sulla legge elettorale è tutt’altro che scontato e non è detto che alla fine il partito del voto subito prevalga. E un ostacolo ulteriore per Renzi è la fronda degli orlandiani contro un accordo con Berlusconi per un sistema alla tedesca.

Intanto anche la Cgil affila le armi e preannuncia già che sui voucher «non c’è dubbio che faremo ricorso alla Corte Costituzionale»: lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando a Terni a margine dell’iniziativa «Diritti in piazza». «Partiremo anche – ha aggiunto – con una campagna sui temi della democrazia e organizzeremo una grande manifestazione nazionale». «Siamo profondamente sconcertati – ha detto ancora Camusso – da un Governo che un mese e mezzo fa aveva abrogato i voucher e che oggi li reintroduce con caratteristiche per alcuni aspetti assolutamente identiche e per altre di maggiore liberalizzazione. Mi pare che sia assolutamente evidente che siamo di fronte ad una violazione dell’articolo 75 della Costituzione e un impedimento ai cittadini di votare».

 

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