Riflessi toscani per il crac di Unieco

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Si attende il via libera dal Ministero dell’Economia per la liquidazione coatta amministrativa di Unieco, gigante del mondo cooperativo italiano, il cui consiglio di amministrazione ha rinunciato alla procedura di concordato preventivo, aprendo contestualmente la strada della disoccupazione (con Naspi biennale) per 340 dipendenti. La cooperativa di Reggio Emilia, fra i maggiori general contractor italiani fino alla crisi del settore edile, ma attiva anche in campo di servizi ambientali, ha solidi interessi anche in Toscana.

Unieco è infatti storicamente fra gli azionisti di controllo (insieme a La Castelnuovese) di Sta Spa, holding di partecipazioni in società che operano nella gestione e valorizzazione finale dei flussi di materia e dei rifiuti. Sta detiene quote intorno al 26% di Sei Toscana e di Sienambiente (che a sua volta detiene il 24,5% di Sei Toscana), è il partner industriale di Tb Spa e Csa Impianti di Terranuova Bracciolini, ha quote di controllo di Scarlino Energia.

In campo immobiliare, Unieco detiene l’11% di Sansedoni Spa, società nata in seno al gruppo Mps. E proprio Banca Mps ha una notevole esposizione debitoria verso la coop emiliana: secondo le recenti indiscrezioni circolate, questa sarebbe superiore ai cento milioni di euro. Tanto che il Monte dei Paschi, nei mesi scorsi, sarebbe stato in prima linea per tentare una ristrutturazione del debito di Unieco, nell’ambito del concordato, con la partecipazione di fondi disposti a farsi carico di parte dei debiti in cambio di una fetta del patrimonio immobiliare della coop.

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