Fra le tante ipotesi che vengono fatte per scoprire come verranno reperiti i 3,4 miliardi della manovra-bis richiesta dall’Europa entro aprile, si sta facendo strada l’aumento della tassazione fiscale in materia di successione e donazione. In questo campo l’Italia ha una tassazione più bassa rispetto ad altri paesi europei e quindi sarebbe possibile un recupero. I dati resi noti dall’Ocse al 31 dicembre 2015 mostrano che gli altri paesi Ue hanno livelli di tassazione elevati: la Francia allo 0,57% sul Pil, ad esempio contro lo 0,04% dell’Italia. Esisterebbero dunque margini di manovra per un intervento del governo su queste aliquote, piuttosto che rivolgersi verso l’aumento dell’Iva, già bocciato da Renzi che, come esponente del Pd, ha posto l’altolà al governo. E allora, Gentiloni e Padoan hanno messo l’occhio sulle tasse di successione, che Berlusconi volle togliere. Ma cercare di far pagare evasori e titolari di macchine e ville con una dichiarazione dei redditi da accattoni no? Com’è possibile che tanti imprenditori, piccoli ma anche grandi, continuino a pagare meno di dipendenti da mille euro al mese? Misteri d’Italia.
Anche un aggravio delle accise su carburanti e tabacchi, non comporterebbe un gettito tale da coprire quei 3,4 miliardi di euro chiesti dall’Unione europea. Dunque non resta che la tassazione su successione e donazione, quella seriamente indiziata. Se il nostro paese dovesse mettere mano alla tassazione fiscale in tema di successioni e donazioni, si potrebbe prevedere addirittura un gettito di 10 miliardi di euro e oltre. Un salasso per eredi e donatari, ma una valvola di salvezza per lo Stato.