Politica: Alfano scioglie Ncd e cerca di riorganizzarsi puntando al centro

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Angelino Alfano chiude l’era del Nuovo Centrodestra e, sbarrando la strada a possibili tentazioni centrifughe, rilancia il partito con una kermesse ad hoc che si terrà il 18 marzo a Roma. L’indirizzo politico è: più centro, meno destra. In attesa che le primarie Pd e la nuova legge elettorale ridiano una fisionomia al quadro dei partiti. Poi, entro aprile, il nuovo soggetto completerà la sua fisionomia organizzativa registrando, inoltre, quali potranno essere le forze alleate.

Forze centriste, comunque, perché nella direzione nazionale in cui conferma lo scioglimento di Ncd Alfano chiude alla Lega, chiarendo che: «la nuova destra non ci appartiene, il centrodestra non può arrivare fino a Salvini».
Nel frattempo il contesto politico in cui nacque Ncd è mutato irreversibilmente: il Sì alle riforme è naufragato e, agli occhi dei centristi, anche la spinta renziana ha, al momento, affievolito il suo vigore. «Renzi deve cambiar pelle, non può fare il rottamatore dopo tre anni di governo», spiega un centrista riassumendo, di fatto, il pensiero emerso nella direzione.

«E’ sbagliata – osserva il deputato Ncd Sergio Pizzolante – l’inclinazione di Renzi ad inseguire il M5S sul terreno del populismo e dell’antipolitica. E’ un errore strategico e non porta voti a Renzi in quanto è un’operazione di legittimazione politica delle tesi del M5S».

Alfano annuncia: «Ncd evolve in nuovo soggetto che ne supera la denominazione ma che si conferma nella sua collocazione politica. Il nostro slogan è: Da soli ove possibile e con i riformatori ove necessario e indispensabile», spiega certificando l”impossibile alleanza con Lega e Fdi. Chi saranno allora i possibili interlocutori degli alfaniani? I tosiani di Fare, i socialisti, i Centristi per l’Europa, sono le indicazioni che emergono dalla direzione. Riorganizzarsi, al momento, è il primo obiettivo dei centristi, con le amministrative come primo possibile banco di prova e con le politiche a settembre come ipotesi non del tutto irrealistica.
Lontano, invece, resta il dialogo con Silvio Berlusconi. «A lui spetta la scelta su dove è con chi stare. E’ possibile che questo chiarimento interiore FI lo faccia in questo giro. Ma è possibile che ne faccia passare un altro», ammette lo stesso Alfano, contro cui si scaglia Matteo Salvini: «come farà l’Italia senza Ncd, come farò io senza Alfano? Amici, voi ce la farete a sopravvivere?», ironizza il leader leghista. Secca la replica centrista: «La Lega cavalca l’insulto».

Si chiude dunque il percorso ultratriennale di Ncd: nato il 15 novembre 2013 per smarcarsi dal Pdl e appoggiare il governo Letta e unitosi, in Parlamento, con l’Udc. Un percorso tribolato, quello degli alfaniani, segnato da cicliche emorragie che, nel tempo, hanno visto abbandonare il movimento Nunzia De Girolamo, Gaetano Quagliariello, Renato Schifani e altri drappelli di parlamentari tornati all’opposizione e contrari ad una linea definita troppo filo-renziana. Linea che, peraltro, nelle ultime amministrative non ha pagato neppure in termini elettorali. e in previsione delle prossime consultazioni alfano cambia nome al suo movimento sperando che gli elettori dimentichino questi fallimenti. Ma gli italiani hanno la memoria lunga.

 

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