Aperture stagionali fenomeno diffuso che pagano i residenti
«I borghi sono un elemento di vanto nelle politiche di promozione turistica, ma in realtà sono luoghi in cui la qualità della vita si comprime molto». Muove da questa fotografia Massimo Marini, responsabile sindacale Confesercenti per l’area della Val di Cecina. Il tutto in scia alla crisi che sta cambiando il volto del borgo di Castagneto Carducci dove in dieci anni delle 45 attività commerciali presenti 18 hanno chiuso: il 40%. «Si assiste a fenomeni di sopravvivenza in alta stagione turistica con uno spostamento verso aperture stagionali e questo a scapito della qualità della vita dei residenti, ma anche dell’allungamento della stagione turistica. È un problema complicato in cui incidono le politiche nazionali, regionali e locali». A proposito del peso degli esercizi stagionali di ristorazione cita un trend nazionale. «Fatto cento il numero delle attività commerciali il peso dei pubblici esercizi in dieci anni è passato dal 19 al 36 per cento. Un fenomeno complesso da cui non è immune il nostro territorio, su cui influisce l’affermarsi della cultura enogastronomica ed è figlio dell’autoimprenditorialità. Si apre un’attività come un approdo lavorativo immediato, su cui si investono anche risorse importanti, senza pesare le difficoltà. Insomma è un fenomeno che non accade solo a Castagneto». Marini punta il dito sulla «cultura della liberalizzazione che ha spinto la grande distribuzione organizzata e di certo non ha aiutato gli esercizi di vicinato nel borgo. Basta pensare al peso della media distribuzione presente a Donoratico». Alle attività di vicinato nei piccoli borghi serve un sostegno particolare. «Oggi però non c’è. Le politiche regionali dopo aver promosso la nascita dei centri commerciali naturali (Ccn) non li finanzia. Nell’ultimo bando per circa 150 Ccn lo stanziamento è stato di 200.000 euro». Castagneto deve fare i conti anche con il drenaggio di risorse verso Roma, per il contributo al fondo di solidarietà in favore dei comuni in difficoltà che assorbe circa il 20% delle risorse disponibili in bilancio. «L’amministrazione comunale potrebbe dare dei segnali per esempio riconoscendo una decurtazione sulla Tari per le attività che garantiscono aperture annuali – prosegue Marini –. Ma qualunque forma di incentivo non è risolutiva. Mentre sul piano della viabilità chi opera sul posto chiede di modificare la viabilità tra estate e inverno per venire incontro alle esigenze di chi abita e lavora nel borgo. Tra le segnalazioni di disagio la chiusura di piazza del Popolo».
L’articolo è stato pubblicato su “Il Tirreno”