Fisco: Istat, flessione delle imposte indirette, ma volano le entrate per Irpef, Ires e voluntary disclosure

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Il consuntivo dell’Istat sull’andamento dell’economia e dei conti pubblici nel 2016 indica una crescita del Pil pari allo 0,9 per cento, (un decimale in più di quanto stimasse il governo) e un indebitamento netto, ovvero il deficit di bilancio, che scende – in rapporto al prodotto – al 2,4 per cento. Il rapporto debito/Pil è in salita ma lievemente più basso rispetto alle stime.

Il calo degli interessi sul debito pubblico ha fatto la propria parte anche grazie all’effetto Bce sui tassi: 66,4 miliardi contro i 68 del già eccezionale 2015. Ma la spesa corrente per stipendi e acquisti della Pa è cresciuta un po’ più di quanto si attendesse mentre si sono ridotte le uscite in conto capitale per investimenti; la pressione fiscale è scesa al 42,9 per cento, un po’ meno rispetto alle previsioni.

Sul fronte fiscale, c’è stata la prevista flessione delle imposte indirette, dopo la riduzione di Tasi e Irap decisa dal governo, ma questa voce ha dato comunque oltre un miliardo più delle attese. La voluntary disclosure, il rientro dei capitali dall’estero, ha gonfiato oltre il previsto le entrate straordinarie mentre sono andate bene le imposte dirette (Irpef e Ires) e hanno avuto un crescita robusta anche i contributi sociali. Un dato che in parte si spiega con la ripresa dell’economia.

Nel contempo però peggiorano i conti pubblici italiani. Nei primi due mesi dell’anno il fabbisogno del settore statale si attesta a 6,1 miliardi, con un aumento di circa 700 milioni rispetto allo stesso periodo del 2016. Lo rivela il Ministero dell’Economia e Finanze (MEF). Nel solo mese di febbraio 2017 il settore statale ha registrato un fabbisogno intorno a 8,2 miliardi, con una riduzione di circa 1,8 miliardi rispetto al risultato dello stesso mese dello scorso anno. Nel confronto febbraio 2016, la riduzione del fabbisogno del settore statale è attribuibile all’effetto congiunto di minori prelevamenti dai conti di tesoreria intestati alle amministrazioni territoriali e di maggiori incassi fiscali. Gli interessi sui titoli di Stato sono risultati in aumento di circa 300 milioni per una diversa calendarizzazione delle scadenze. L’aumento del fabbisogno cumulato dei primi due mesi sconta lo slittamento dal mese di dicembre 2016 a gennaio 2017 di alcuni pagamenti delle amministrazioni centrali per motivi di calendario.

 

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