Quanto più capitale entra, tanto più andrà remunerato e restituito. Mps, scrive Il Sole 24 Ore oggi in edicola, è impegnata nel ricostruire da capo il piano industriale, che nei prossimi giorni andrà subito discusso con Bce e Commissione europea per poi ottenere l’autorizzazione alla ricapitalizzazione da parte dello Stato: saranno versati nelle casse della banca circa circa 6-6,5 miliardi per avere in cambio una quota intorno al 70%. Quello che resta per arrivare agli 8,8 miliardi totali arriverà dagli obbligazionisti istituzionali, che avranno circa il 20-25% del capitale della banca, mentre i soci attuali si vedranno diluiti a pochi punti.
Per poter tornare sul mercato e far uscire lo Stato, il Monte dovrà mostrarsi in grado di remunerare, a fine piano, oltre 9 miliardi di capitale, cioè quasi il doppio. E dunque serviranno molti più utili degli 1,1 miliardi previsti per il 2019 nel documento strategico di ottobre (il piano elaborato con McKinsey).
Le leve in mano al vertice, però, sono poche. Se è vero che la priorità restano gli Npl, probabilmente in crescita vista l’ispezione in corso, sarà inevitabile anche un nuovo lavoro sui costi (chiusura filiali e uscite anticipate), in una terapia che andrà discussa con Bce e Commissione . Piano alla mano, inizierà l’interlocuzione con Francoforte e Bruxelles. E a quel punto, già nelle prossime settimane, il Monte potrà avvalersi della garanzia dello Stato, sempre prevista dal decreto salva-risparmio, per emettere nuovi bond volti a puntellare la liquidità: al riguardo, per ora nessuna richiesta sembra essere stata inoltrata al Tesoro.