L’operazione di aumento di capitale lanciata lunedì 19 dicembre «non si è chiusa con successo»: lo annuncia una nota di banca Mps al termine del consiglio di amministrazione nel quale i vertici dell’istituto senese hanno fatto il punto sull’esito dell’operazione. Adesso alla banca non resta che chiedere l’intervento dello Stato tramite «ricapitalizzazione precauzionale» che farà del Tesoro il primo azionista di Mps e comporterà la conversione forzata delle obbligazioni subordinate del Monte.
Secondo quanto si apprende dall’agenzia Ansa, il board di Mps dovrebbe attendere che il Consiglio dei ministri vari il decreto, in modo da poter poi deliberare la richiesta di ‘avvalersi’ dell’intervento di Stato previsto nel provvedimento.
La nota della banca spiega che «non si sono concretizzate manifestazioni di interesse da parte di anchor investor disponibili a effettuare un investimento rilevante nella banca, circostanza che ha influito negativamente sulle decisioni di investimento degli investitori istituzionali limitando significativamente gli ordini di sottoscrizione». Per questo motivo non si sono raggiunti i 5 miliardi di obiettivo prefissato, «nonostante l’esito positivo dell’esercizio di liability management» (Lme) con conversioni di obbligazioni subordinate in azioni per 2,45 miliardi.
Su questo fronte, le banca senese precisa che le obbligazioni subordinate di Mps conferite nell’ambito dell’offerta di adesione saranno restituite agli investitori, così come previsto nella documentazione di offerta. Il mancato perfezionamento dell’aumento di capitale infatti, comporta il venir meno anche dell’operazione di cartolarizzazione e dell’offerta di conversione.
Infine, Mps precisa che «le banche d’affari coinvolte a vario titolo nel consorzio di collocamento, e nell’operazione di cartolarizzazione, ivi comprese JPMorgan e Mediobanca, non riceveranno alcuna commissione».