Firenze, voragine lungarno Torrigiani: la procura propone l’archiviazione

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Chi ha sbagliato pagherà, aveva detto il sindaco, Dario Nardella, quando si aprì la voragine nel lungarno Torrigiani. Ma ora, a distanza di mesi, la procura di Firenze ha concluso che le competenze sono troppe e diffuse, ed è impossibile individuare e accusare responsabili certi. Quindi l’inchiesta per crollo colposo dev’essere archiviata. Ma allora, perché è successo? Conclusione: i tubi erano troppo vecchi. Finale sconcertante, secondo Federconsumatori, che chiede che il costo dei danni non sia inserito nelle tariffe dell’acqua, già altissime, ma finisca nella fiscalità generale. Si ripaghi il danno con le tasse di tutti. Sarà così? Firenze Post scrisse che non sarebbe stato giusto far pesare il danno sulle tariffe dell’acqua, già altissime a Firenze e in Toscana.Voragine apertasi sul Lungarno Torrigiani il 25 maggio 2016

Il lungarno Torrigiani franò per 200 metri il mattino presto del 25 maggio: si aprì una voragine, non ci furono vittime, né feriti, ma ingenti danni materiali, superati con la ricostruzione in sei mesi e l’inaugurazione, con il presidente della Repubblica, Mattarella, il 4 novembre. Nello stesso periodo si sono svolte le indagini, culminate con la richiesta di archiviazione presentata dal pm Gianni Tei al gip. Nella richiesta di archiviazione, la procura, che ha preso in esame varie perizie, evidenzia la vetustà, diffusa, della rete idrica cittadina (36% di perdita di acqua) e pone il problema che un episodio simile potrebbe anche ripetersi in città. Ma questa situazione – secondo la procura – non è riconducibile alla condotta di ben individuati specifici soggetti in un determinato e circoscritto arco temporale ma alla sommatoria di decisioni e provvedimenti a carico di più soggetti competenti e che si estendono in un orizzonte di tempo pluriennale con livelli di responsabilità diffuse e, pertanto, suddivisi tra un numero indeterminato, ma cospicuo di soggetti che a vario titolo hanno concorso a determinare la situazionedi cui il crollo del lungarno Torrigiani è solo un grave epilogo. Troppe competenze in un tempo esteso sbriciolano, azzerandole, le eventuali colpe.

Per il pm Tei, comunque, la frana del lungarno fu sicuramente causata dalla rottura di un tubo dell’acquedotto (una condotta in ghisa degli anni’50): l’acqua uscita saturò il terreno del lungarno fino a causare il crollo verso il fiume. Un tubo vecchio, come molti nella rete dell’acquedotto di Firenze. Tuttavia, secondo Tei, il risultato di ammodernare la rete idrica è irraggiungibile, e quindi inesigibile a fini penalistici, alle condizioni attuali di gestione del servizio, atteso che ogni investimento deve trovare la sua copertura esclusivamente nelle tariffe applicate all’utenza e quindi solo se venissero applicati incrementi – anche esorbitanti – delle tariffe stesse. Il pm suggerisce anche una distrettualizzazione dell’acquedotto, per una individuazione più precisa delle zone dove si dovessero verificare delle perdite. Ma nessuna indicazione emerge per individuare né responsabili né indagati. Ora tocca al gip stabilire se avallare la richiesta di archiviazione o ordinare altre indagini.

Federconsumatori, però, non accetta che tutto debba ricadere sulle tariffe. E sostiene che è arrivato il momento di prendere atto che i necessari e non rinviabili interventi sulle infrastrutture vanno finanziati con la fiscalità generale. Lo afferma Fulvio Farnesi, presidente Federconsumatori della Toscana. Il quale afferma che non è possibile aumentare le tariffe dell’acqua, che già costituiscono un peso intollerabile per le famiglie. Del resto, le aziende distributrici di un bene di tutti, qual è appunto l’acqua, stanno facendo importantissimi utili, soprattutto in Toscana. Il sindaco Dario Nardella non solo aveva detto che chi ha sbagliato pagherà, ma si era preoccupato di aggiungere che il peso dei danni non sarebbe ricaduto sulle bollette.

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