Pensioni: sparisce il contributo di solidarietà. Il Governo decide di non rinnovarlo. Resterà (forse) solo per i giornalisti

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inpsBuone notizie per i pensionati. Nel corso di questi utimi mesi, dopo la recente sentenza della Consulta che aveva dichiarato legittimo una tantum il contributo di solidarietà, da molti lati si susseguivano minacce di decurtazioni ulteriori, promosse in particolare dall’ineffabile Presidente dell’Inps Tito Boeri, dalla deputata di FdI Giorgia Meloni e dal M5S, oltre che da alcuni giornalisti che farebbero meglio a preoccuparsi dei trattamenti pensionistici della loro categoria, minacciati da una recente decisione dell’Inpgi, l’istituto di previdenza.

RIFORMA – La riforma delle Pensioni di Matteo Renzi contiene un’importante novità sul fronte dei prelievi agli assegni di pensione più alti. Dirigenti, professionisti, medici che incassano cifre mensili 14 volte sopra il minimo, sopra i 4.300 euro netti, da gennaio si ritroveranno con una somma più alta rispetto agli ultimi tre anni. Nel testo che è stato presentato al Parlamento per il voto si prevede l’eliminazione del contributo di solidarietà per le pensioni a partire dai settemila euro lordi mensili (circa 91 mila euro all’anno). Quindi il Governo Renzi ha deciso di non rinnovare il provvedimento che scade alla fine del 2016.

CONTRIBUTO – Il contributo era stato introdotto nel 2014 dal governo Letta e valeva per un triennio, fino al 31 dicembre 2016. Il provvedimento, nello specifico, riguarda le pensioni che superano di quattordici volte il minimo fissato dall’Inps (91 mila euro lordi annuali), con una decurtazione dell’assegno del 6 per cento, arrivando, per le cifre più elevate, al 12 per cento su quelle di importo minimo di 20 volte (rientrano quelle a partire dai 10 mila euro mensili) e al 18 per cento per i mensili corrispondenti a 30 volte il minimo (dai 15 mila euro lordi a salire). Il prelievo su una pensione da 150 mila euro lordi l’anno era pari dunque a circa 4.700 euro; l’effetto in termini netti per l’interessato era però minore, perché sulla somma trattenuta sarebbero state applicate l’Irpef e le relative addizionali.

CONSULTA – Nel mese di luglio, come si ricorderà, la Corte costituzionale aveva giudicato ammissibile questo meccanismo, con una decisione che si distaccava da altre prese in precedenza su misure del genere. Avvertendo però il Governo che si trattava di una circostanza eccezionale e che non si provasse a rinnovare la misura perché sarebbe andato incontro a una solenne bocciatura.

GIORNALISTI – Una sola categoria, quella dei giornalisti, potrebbe restare penalizzata anche per il 2017 e oltre, perché il Consiglio d’amministrazione del loro istituto previdenziale, l’Inpgi, il 29 settembre scorso ha approvato a maggioranza, con due voti contrari, l’introduzione di un contributo straordinario di partecipazione al riequilibrio finanziario della Gestione previdenziale. Il contributo si dovrebbe applicare, per la durata di 3 anni a decorrere dalla data di approvazione della delibera, a tutti i trattamenti di pensione d’importo pari o superiore a 38.000 euro lordi annui, con percentuali crescenti in base alle diverse fasce reddituali. L’approvazione di questa riforma spetta ai ministri dell’economia e del lavoro, Padoan e Poletti, che hanno già bocciato il 3 febbraio scorso un precedente prelievo simile deliberato dal Cda dell’ente il 27 luglio 2015.

 

 

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