PARIGI – Contrariamente a quanto annunciato in precedenza dal prefetto di Calais, Fabienne Buccio, lo sgombero della cosiddetta ‘Giungla’ non sarebbe ancora finito. Dopo gli incendi delle ultime ore, che avevano condotto all’allontanamento di tanti migranti anche per lasciare spazio ai vigili del fuoco, molti di loro stanno progressivamente rientrando nella bidonville: è quanto riferisce un giornalista di BFM-TV presente sul posto. Ma la prefettura precisa che le persone che restano sono arrivate lì condotte dalle Associazioni di volontari, direttamente da Germania, Belgio, Olanda e anche da Parigi.
FUOCO – I vigili del fuoco hanno lavorato a lungo, ma con gran fatica, visto il numero esiguo delle squadre intervenute. Secondo le autorità francesi «dare fuoco alle capanne, rientra nelle tradizioni dei migranti che in questo modo dicono addio al luogo dove hanno finora vissuto». Per i roghi sono stati arrestati quattro afghani.
Intanto è scoppiata una polemica anche sulle foto di plastiche protettive sui sedili che hanno trasportato i migranti di Calais, che hanno scatenato la polemica sui social network francesi, fino a creare l’hashtag #LaFranceToucheLeFond, la Francia tocca il fondo. “Orrore razzista”, “Paura della contaminazione”, “Orribile e denigratoria” “E poi parliamo di Europa” “Francia, che vergogna”, sono solo alcuni degli sfoghi che si sono raccolti su Twitter. in realtà si trattava solo di una precauzione dovuta a ragioni sanitarie, visto che i migranti trasportati vivevano in condizioni di enorme degrado.
PARIGI – L’emergenza nel frattempo si è spostata a Parigi: dopo lo sgombero della Giungla di Calais il numero di migranti che attualmente si trovano nelle tendopoli nella zona nord della capitale è salito in modo esponenziale. Secondo il responsabile dell’ufficio di accoglienza e accompagnamento dei migranti si è passati da 2 a 3 mila persone in due giorni negli accampamenti selvaggi di avenue des Flandres, Jaurès e Stalingrad, non lontano da Montmartre e dalla Gare du Nord.