I fondi tornano in pista per l’acquisizione delle good bank, tra cui c’è Nuova Banca Etruria. La logica, scrive Il Sole 24 Ore oggi in edicola, è quella del “piano B”, cioè della strada alternativa all’acquisizione da parte di Ubi nel caso in cui non vengano accolte dalla Bce le condizioni poste dalla ex popolare a livello di modelli interni per gli rwa, la contabilizzazione del badwill e i crediti fiscali, tecnicalità sufficienti a ridurre il fabbisogno di capitale fresco.
Sul fronte Ubi non si attendono novità prima della settimana prossima, quando la banca riunirà il suo Consiglio di Sorveglianza e a Francoforte si terrà una nuova riunione del Single supervisory board. È così che intanto si sono riattivati i canali con i fondi di private equity che si erano affacciati nella data room in estate: Apollo e Lone star in prima battuta, anche se la platea dei potenziali interessati sarebbe più ampia.
A facilitare la cessione potrebbe essere anche l’intervento di Atlante sui 4,3 miliardi di crediti problematici attualmente in capo alle banche: un ruolo, quello del fondo gestito dalla Quaestio di Alessandro Penati, comunque ancillare rispetto al compratore, in prima istanza Ubi, ma eventualmente anche un soggetto finanziario.
E in ogni caso Atlante 2 andrebbe rimpinguato: per il fondo destinato a operare sugli Npl le risorse in cassa sono appena sufficienti a coprire l’intervento su Mps, quelle in arrivo dovrebbero essere dirottate sulle ex popolari venete e dunque un’operazione analoga sulle good banks – fabbisogno stimato per il fondo intorno ai 400 milioni – richiederebbe un ulteriore refill. Della partita resta anche il Fondo interbancario dei depositi.
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