Prato, inchiesta su sfruttamento del lavoro: arrestati 4 stranieri. Fra le accuse anche violenza, minacce e rapina aggravata

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Sono quattro le misure cautelari, richieste dalla procura di Prato e disposte dal gip del tribunale della città toscana, sono state eseguite nei confronti di due pakistani, di 45 e 56 anni, e due cinesi, di 40 e 39 anni. Contestati i delitti di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato dall’uso della violenza e della minaccia, di rapina aggravata e di plurime lesioni personali, conseguenza di agguati violenti ai danni dei lavoratori sindacalizzati.

Il 45enne pakistano, considerato il principale responsabile delle attività illecite, va agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, mentre gli altri tre hanno il divieto di dimora nella provincia di Prato. Secondo quanto spiega in un comunicato il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, i quattro indagati sarebbero il braccio operativo di una rete più ampia, riconducibile a una struttura societaria di proprietà di capitali cinesi.

Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro, dalla Digos della questura e dai tecnici del dipartimento della Prevenzione della Asl Toscana centro, avrebbero fatto emergere un sistema radicato di sfruttamento di lavoratori, soprattutto migranti provenienti da Pakistan, Bangladesh, Afghanistan e nazioni africane. Al centro dell’inchiesta la società ‘Acca Srl’ di Seano (Prato), attiva nel settore della logistica e del facchinaggio.

Quando nella primavera 2023 alcuni lavoratori decisero di protestare aderendo al sindacato Sudd Cobas (all’epoca denominato Si Cobas) per chiedere il rispetto del contratto collettivo nazionale, le loro richieste ebbero in parte un esito positivo, ma poi gli operai che avevano aderito al sindacato, secondo quanto dimostrerebbero intercettazioni e immagini video, divennero bersaglio di minacce e aggressioni che avrebbero avuto lo scopo di inibire altre rivendicazioni sindacali.

La società Acca, spiega il procuratore, “ha beneficiato dei reati fatti contro persone in stato di bisogno che per vivere sono state costrette a subire condizioni incompatibili con la dignità umana”. Per le indagini sono state decisive le testimonianze di alcuni operai che hanno collaborato con la giustizia. Dai loro racconti è emerso che venivano costretti a turni massacranti di oltre 12 ore al giorno, sette giorni su sette, senza contratto o con contratti non rispettati, pause minime per i pasti, stipendi e licenziamenti decisi arbitrariamente, e un controllo costante sull’attività lavorativa. Il tutto, in violazione delle più basilari norme sulla sicurezza, nonostante precedenti ispezioni e prescrizioni amministrative.

Gli episodi documentati includono pestaggi notturni, anche con mazze di ferro, e aggressioni organizzate da soggetti riconducibili agli indagati. Tra gli episodi più gravi: il 29 aprile 2023, quando due uomini mascherati hanno aggredito un lavoratore; il 18 luglio 2023, quando un altro operaio è stato picchiato con una mazza di ferro da due uomini a bordo di uno scooter; il 23 giugno 2023, quando un’aggressione è stata attribuita a persone reclutate direttamente dal principale indagato.

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