Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche e CariChieti sono sempre più vicine a Ubi. Ma per il trasferimento delle tre good banks alla ex popolare, scrive Il Sole 24 Ore oggi in edicola, manca ancora la quadratura del cerchio: in pratica, una soluzione che consenta di soddisfare sia le condizioni poste dalla Bce (che vuole un rafforzamento a livello di capitale), sia quelle di Ubi, che dal canto suo vuole limitarne l’impatto.
La trattativa prosegue e si respira tuttora un clima positivo intorno al dossier. Ma alcuni dettagli restano da chiarire e pertanto per oggi a Milano è stata convocata una riunione straordinaria del Consiglio di gestione di Ubi: l’organo, dove siede l’amministratore delegato Victor Massiah, non dovrebbe prendere alcuna decisione, ma esaminare le diverse opzioni sul tavolo per soddisfare le richieste Bce. E’ dall’organo di Vigilanza unica che dipende il via libera definitivo.
Ubi avrebbe posto alcuni paletti: anzitutto c’è il tema dei crediti deteriorati perché se è vero che un anno fa i quattro istituti salvati sono stati alleggeriti di 9,5 miliardi di sofferenze lorde (cedute alla Rev), è altrettanto vero che da allora ne sono maturate altre, intorno ai 3 miliardi, tra sofferenze e incagli. La banca guidata da Massiah non intende farsene carico.
Poi, c’è il nodo crediti fiscali, uno degli asset immateriali più interessanti delle quattro banche presiedute da Roberto Nicastro: secondo una pronuncia di aprile dell’Agenzia delle Entrate, a chi le compra porteranno in dote oltre 150 milioni di crediti di imposta maturati con la cessione dei 9,5 miliardi di Npl alla Rev e 650 milioni di perdite fiscali detraibili negli anni a venire, ma evidentemente a Bergamo si vuole conferma dell’utilizzabilità di queste poste. E di qui dipende il prezzo finale che dovrà pagare Ubi.
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