Pensioni: Ape social, lavori usuranti, precoci. Ipotesi e cifre che ballano sul tavolo governo – sindacati

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palazzo-chigiStanno per venire al pettine i più intricati nodi che Padoan e i suoi tecnici dovrebbero risolvere col Def e la proposta di legge di stabilità. In primis pensioni e contratto degli statali, che attendono da 7 mesi il rinnovo. I sindacati sono sul piede di guerra, per ora moderato, debbo riconoscere, ma se non saranno soddisfatte almeno alcune richieste minime minacciano di tirare fuori l’arma dello sciopero, anche generale.

Il problema, come sempre, è quello delle risorse. Martedì si conosceranno le cifre a disposizione per le pensioni, ma già più o meno si conoscono i punti principali di accordo fra le parti sociali, con i relativi costi. Per le misure individuate dovrebbero essere stanziati nel complesso poco più di due miliardi ma si stanno affinando i conti sui vari capitoli in vista dell’incontro previsto per martedì 27. Ecco in sintesi le ipotesi sul tappeto.

– APE, ANTICIPO PENSIONISTICO: chi compie 63 anni e quindi è distante meno di 3 anni e sette mesi dall’età di vecchiaia potrà andare in pensione anticipata grazie al prestito pensionistico. Il costo per chi ha un lavoro e non rischia di perderlo potrebbe essere molto elevato con una rata che può sfiorare il 25% dell’importo della pensione per 20 anni nel caso di anticipo per la durata massima (vanno considerati oltre la restituzione del prestito, pari a circa il 5% l’anno, anche il tasso di interesse e il premio assicurativo). Sarà prevista la possibilità di uscire a costi molto ridotti per le fasce più disagiate come coloro che hanno perso il lavoro a pochi anni dalla pensione (con la cosiddetta ”Ape social”), quelli che assistono familiari disabili e per alcune categorie con lavori molto faticosi come gli operai dell’edilizia, i marittimi e i macchinisti, alcune tipologie di infermieri e i maestri di scuola dell’infanzia. Tra i nodi da sciogliere la soglia di reddito da pensione per accedere al bonus. Dovrebbero inoltre essere previste misure anche per le uscite dovute a crisi aziendali (Ape aziendale) con oneri a carico delle imprese. Per l’Ape dovrebbero essere stanziati circa 500 milioni per il 2017.

– AUMENTO PENSIONI BASSE, SI ESTENDE QUATTORDICESIMA: il Governo punta a estendere la platea di coloro che percepiscono la cosiddetta ”quattordicesima” (ora 2,2 milioni di persone) incrementando anche l’importo per coloro che la percepiscono già. Si dovrebbe comprendere nel beneficio coloro che hanno un reddito personale complessivo e non solo pensionistico tra 1,5 (circa 750 euro al mese) e due volte il minimo (circa 1.000). La platea dovrebbe incrementarsi di poco più di 1,1 milioni. La quattordicesima vale tra i 336 euro per chi ha meno di 15 anni di contributi e 504 per chi ha oltre 25 anni di contributi ed è erogata una volta l”anno a luglio. Questa misura dovrebbe costare circa 600 milioni. Un terzo delle risorse dovrebbe servire ad aumentare gli importi per coloro che percepiscono la somma aggiuntiva già ora.

– EQUIPARAZIONE NO TAX AREA PENSIONATI LAVORATORI DIPENDENTI: per l’equiparazione della no tax area dei pensionati con i lavoratori dipendenti a 8.000 euro dovrebbero essere stanziati circa 250 milioni di euro eliminando la distinzione ora esistente tra under e over 75.

– PRECOCI IN PENSIONE PRIMA: è il tema più controverso perché rischia di essere la misura più costosa. Sembra prevalere l’ipotesi di dare vantaggi per l”uscita anticipata solo a coloro che hanno cominciato a lavorare prima dei 16 anni rispetto agli sconti (tre mesi per ogni anno lavorato prima dei 18 anni) per tutti coloro che hanno hanno lavorato un anno prima della maggiore età. Il Governo ha proposto per questi “super-precoci” un anticipo di un anno e quindi l’uscita a 41 anni e 10 mesi di contributi (gli uomini) invece dei 42 e 10 mesi previsti per la pensione anticipata. I sindacati chiedono sconti ulteriori. Per questa misura il Governo ha messo sul tavolo 600 milioni. La platea dovrebbe aggirarsi sulle 25.000 persone (con una pensione media di 1800-1900 euro al mese).

– RICONGIUNZIONI ONEROSE: il Governo ha intenzione di rendere possibile l”unificazione dei periodi contributivi evitando costi aggiuntivi. Questa misura dovrebbe costare circa 100 milioni.

– USURANTI: è confermata anche l’intenzione di rendere più semplice l”uscita per chi è stato impegnato a lungo in attività usuranti allargando le maglie delle attività considerate. Anche per questa misura le risorse dovrebbero aggirarsi sui 100 milioni.

Un nodo resta quello dei lavoratori precoci, coloro che hanno cominciato a lavorare prima dei 18 anni: per questo capitolo, al momento sul tavolo ci sarebbero

Altro capitolo su cui è concentrata l”attenzione è quello del rinnovo del contratti pubblici. In questo caso, si parla di uno stanziamento per il 2017 tra i 500 e i 700 milioni: i sindacati chiedono risorse “adeguate”, dopo sette anni di blocco. Barbagallo della Uil ha ribadito la necessità di uno stanziamento (praticamente impossibile) di circa 7 miliardi, magari suddivisi in più anni.

Le parti sociali hanno accolto di buon grado lo spostamento dell’incontro dal 21 al 27 settembre perché si aspettano passi avanti, come ha lasciato intendere nei giorni scorsi la segretaria generale della Cgil, Camusso. Che ha invitato il governo a quantificare le risorse da mettere sul piatto e, sui precoci, a definire subito i criteri (per evitare ingiustizie, e non commettere gli errori fatti con gli esodati). Anche Cisl e Uil chiedono all’esecutivo «un ultimo sforzo», ma, in ogni caso, possibili soluzioni su irrobustimento della quattordicesima, ricongiunzioni gratuite ed equiparazione della “no tax area” tra pensionati e lavoratori, rappresenterebbero comunque uno scambio «che fa avere alle persone opportunità in più», sintetizza Maurizio Petriccioli, segretario nazionale della Cisl. Viste le richieste, le proposte e la distanza fra alcune posizioni l’ipotesi al momento più probabile è che martedì ci si limiti a mettere nero su bianco, in un verbale, le posizioni di tutte le parti, per riassumere i quattro mesi di confronto ed evidenziare i punti condivisi. Il Governo spera di poter scorporare dal patto di stabilità una cifra di circa 7 – 8 miliardi per il terremoto (4 miliardi) e le spese per l’immigrazione (3,5 miliardi) . Aspettando poi i risultati del confronto con l’Unione europea, alla quale spetta l’ultima parola.

 

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